Se c’è una domanda che non sfugge a chi ha appena conosciuto un giornalista è quella sulle regole per scrivere bene. Se poi, come me, si è autori di tre libri allora la curiosità dell’interlocutore aumenta. Fino ad arrivare all’intima confessione: «Anch’io ho scritto un testo, come faccio a scovarne i punti deboli, le scivolate sintattiche, prima di consegnarlo ad un editore?». Beh, effettivamente il rischio di compromettere la possibilità di pubblicazione a causa di uno strafalcione è alto. A questi amici (o che lo sono diventati), che in tanti mi chiedono consigli attraverso Fb,  dedico questa puntata de La Domenica Vesuviana.

In libreria ho scovato un testo molto interessante di Chiara Parenti: s’intitola «Come correggere il proprio romanzo. Sistemi per trovare gli errori e regole per scrivere bene», Edizioni Galassia Arte di Andrea Mucciolo.

«Non lasciatevi ingannare dal titolo, che potrebbe far pensare ad un semplice manuale di correzione delle bozze, questo testo va oltre» scrive il giornalista Luca Lorenzetti nella prefazione. Ed ha ragione. Un gustoso libro di 190pagine che consente a tanti autori in cerca di editore di confezionare un manoscritto perfetto. O quasi. Perché poi, per essere pubblicati, molto fa anche la storia che si propone.

Una cosa deve essere chiara: nel mondo dell’editoria, purtroppo, i brutti voti non esistono e un  elaborato pieno di inciampi di ortografia e sintassi finisce direttamente nel cestino. Insomma, niente penna rossa e valutazioni che, in numeri, non superano le dita di una mano. Risultato? Occasione bruciata. Per sempre. Che fare allora? Prima di spedire alla case editrici revisionare, correggere e riscrivere, se necessario. Sono questi i momenti fondamentali che consentono ad un aspirante di diventare un vero scrittore.

Gli errori più frequenti? Personaggi che cambiano nome, assenza di coerenza, squilibri, ampollosità. Per non parlare di forma: sintassi scarsa, eccesso di aggettivi e abuso di avverbi.

Chiara Parenti scrive: «l’esperienza della scrittura non è semplicemente scrivere, magari di getto, come può pensare un romanziere alle prime armi: la scrittura consiste in un processo lungo e complesso, che deve avere alle spalle una buona educazione attraverso la lettura».

«Ciò che dovrebbe essere chiaro è che, dopo aver ultimato la prima stesura del vostro manoscritto, siete appena a metà dell’opera – sottolinea l’autrice nel testo – . Dovete lavorarci, sudarci, combatterci, anche a lungo, e non è detto che alla fine vinciate voi. Però non spaventatevi né scoraggiatevi: è così per tutti, per i grandi come per i novizi. Non preoccupatevi, perché il vostro stile, la vostra voce, se ci sono, verranno fuori comunque; e anzi, in molti casi verranno fuori solo dopo che avrete ripulito il vostro testo da tutto il superfluo, ma avrete anche imparato a difendere ogni virgola, ogni aggettivo, ogni personaggio che merita di essere difeso, in quanto deve avere, per voi, una ragion d’essere».

L’obiettivo della Parenti, per dirlo con le sue stesse parole, «è proprio quello di mostrare come un libro non debba uscire fino a quando non è teso al massimo delle sue possibilità. E nemmeno questo basta, perché l’errore è sempre dietro l’angolo. Sarà certamente capitato anche a voi di trovare qualche refuso nel romanzo che state leggendo: in ogni libro che esce, nonostante l’editing, la cura maniacale e l’attenzione, qualcosa sfugge sempre. Secondo studi statistici, non c’è libro che esca senza avere dentro tre refusi. Tre piccole pecche, spesso impercettibili, che rendono umano e reale il rapporto con il lettore».

Pasquale Iorio >>> appuntamento a domenica 27 >>> seguimi su Fb