E’ in salvo la piroga di Longola, scampata fortunatamente alle fiamme che hanno divorato la Città della Scienza di Bagnoli. Il terribile rogo è stato domato dopo 13 ore, troppe per evitare che le fiamme divorassero quasi interamente la struttura: devastati 5 dei 6 padiglioni, tra le fiamme un’area di circa 12 mila metri quadri, ma non la piroga.
Com’è noto, a Longola sorgeva un villaggio proto-preistorico databile all’età del bronzo, subito considerato tra i più grandi ed importanti mai rinvenuti, tanto da essere presto soprannominato dagli addetti ai lavori “la Venezia preistorica sul fiume Sarno”. Le piroghe sono imbarcazioni di legno usate dagli abitanti dell’antico villaggio per muoversi tra i canali, progenitrici di quelle che fino a qualche decennio fa si usavano per la pesca, il taglio delle canne e gli scambi commerciali, su un fiume Sarno ancora navigabile e pulito. A Poggiomarino ne sono state ritrovate due, e sono sicuramente i più straordinari reperti venuti alla luce tra le palafitte di Longola, anche per l’eccellente stato di conservazione in cui sono state rinvenute. Ogni piroga misura circa 6 metri in lunghezza per 1 di larghezza, ed è stata costruita con tavole assemblate e dal fondo piatto e fiancate basse e dritte.
In attesa che a Poggiomarino si decidesse del destino degli scavi e dei suoi reperti, una delle due piroghe era stata momentaneamente trasferita alla Città della Scienza perché fosse correttamente conservata ed esposta al pubblico. Tuttavia, contrariamente alle notizie circolate in un primo momento circa la sua distruzione, la piroga esposta alla Città della Scienza era già da tempo stata trasferita altrove, scampando così all’incendio.
Spiega Gerardo Aliberti, assessore alla cultura del Comune di Poggiomarino: “Appena sono circolate le prime voci riguardo la distruzione della piroga di Longola, abbiamo prontamente contattato la dottoressa Cicirelli della Sopraintendenza Archeologica di Pompei, che ci ha assicurato che la stessa non si trovava più presso la Città della Scienza al momento dell’incendio. Il manufatto è quindi in salvo, custodito presso uno dei depositi della soprintendenza”.