Probabilmente deve il nome proprio a quel “pompe” (numero 5 in lingua osca) usato per indicare i cinque pagi riunitisi in città, come ipotizzano alcuni studiosi[1], oppure perché “rappresentò una delle cinque parti di una pentapoli”[2]. Queste ipotesi implicherebbero l’origine osca della città, come sostenevano, fra gli altri Fiorelli e Maiuri. E come appare molto plausibile visto i dati archeologici, il contesto, l’organizzazione politica, la lingua utilizzata.
In campo, però, anche l’ipotesi[3] che vuole il nome derivato dal termine greco “pompeion” (spedizione) e che lascerebbe intuire il carattere essenzialmente commerciale del luogo. Ipotesi, ancora ipotesi, dunque, per spiegare l’origine di un nome, Pompei, che si conserva per oltre 2500 anni, attraversando millenni e vicende drammatiche, per giungere uguale fino a noi. Poco o nulla si sa, purtroppo, del primo insediamento indigeno, fagocitato dalla città prima sannitica e poi romana.
Che sia sempre stato un luogo naturalmente vocato agli scambi è subito chiaro, situata com’era su una piccola altura, allo sbocco di un’antichissima e funzionale strada d’acqua, il fiume Sarno che, combinato a quel Mare “Tirreno” o, piuttosto, dei Tirreni[4], permetteva scambi commerciali e contatti culturali fra i popoli dell’antichità, i quali giunsero proprio tramite le vie d’acqua da diverse zone, alla ricerca di nuovi territori, merci, risorse.
Luogo di commerci, ma anche di ozi (e di piaceri…) fin dagli esordi, che rimontano sicuramente a prima del VI secolo a.C. , quando fu sistemata la prima cinta muraria, realizzata in tufo grigio locale, per delimitare un abitato esteso per oltre 60 ettari ed esistente sicuramente già da diversi secoli. Numerose porte si aprivano all’esterno per mettere in comunicazione questa città-emporio, con il più vasto circondario, con le città e i pagi dell’entroterra[5], ma soprattutto anche con gli altri popoli che commerciavano con loro, gli indigeni (quei Sarrasti che conosciamo da altri insediamenti).
Qualunque sia stato per davvero il popolo fondatore, Pompei ha da sempre avuto periodi caratterizzati dall’incontro-influenza-confronto con le varie etnie presenti nella Campania antica, greci, etruschi e sanniti, così come testimoniano gli scavi effettuati in situ e i reperti da questi ricavati. Alterne influenze iniziali greche ed etrusche, quindi, che si riverberarono nell’architettura, nella cultura, nella scrittura usata, fino al sopraggiungere del formidabile popolo sannita, che da’ una grossa impronta alla città di Pompei, inserita con loro nella lega delle città sannitiche meridionali, con a capo Nocera.
Un lungo periodo di tranquillità e di prosperità attende i pompeiani, con ricostruzione della città, miglioramento di edifici esistenti, costruzione di nuovi e governo di Meddices autonomi ed eletti dai cittadini. Qualche secolo e già un altro popolo preme per entrare stabilmente in Campania, quei romani che avrebbero trovato nei Sanniti, e negli alleati italici, l’unico, vero ostacolo grosso alle loro mire espansionistiche. La resistenza dei pompeiani dura poco e nel 310 a.C. Pompei viene “consociata” ai romani. Un ulteriore tentativo di ribellione, con l’entrata nella Lega italica dell’89 a. C. ha come effetto la vera sconfitta, con conseguente deduzione a colonia e “romanizzazione”.
Ma, “tutto scorre”…e la vita riprende normalmente il suo corso, fino alla catastrofe annunciata del 79 d. C., l’eruzione pliniana che ferma il fotogramma della storia quotidiana. Con la cristallizzazione di ogni espressione, attività umana e la conservazione dello spaccato di una splendida città “meticcia”, la cui ricca cultura materiale ancora non smette di sorprendere a distanza di oltre 2000 anni, lo specchio antropologico continua ad suscitarci mille dubbi. Che continueranno ad affascinarci ancora e ancora, per anni.
[1] Secondo il Mau
[2] Raggruppamento di 5 città, unite per vari motivi. Citazione da Carlo Iandolo- Le due lingue di Pompei antica- Vesuvio web.it
[3]Secondo il Nissen e il Sogliano
[4] Tirreni o Tirsenoi per i Greci erano gli Etruschi.
[5] “Pompei, presso il fiume Sarno che riceve e spedisce merci, è il porto di Nola, di Nuceria e di Acerra…” Strabone, “Geografia”, V, 246-247