A distanza di tre anni dagli scontri antidiscarica di Terzigno arrivano ancora avvisi di garanzia ai protagonisti della protesta. Procedimenti che vanno per la lunga, dunque, e che sembrano tuttavia volere incutere timore su chi riuscì a limitare l’utilizzo di cava Sari soltanto al territorio della “zona rossa” e ad ottenere lo stop al megainvaso di cava Vitiello. Sei avvisi di garanzia, infatti, sono giunti nei giorni scorsi ad altrettante persone che in quel lungo periodo di fine 2010 scesero in piazza per manifestare contro gli sversamenti nel Parco nazionale del Vesuvio.
Si tratta perlopiù di procedimenti a margine, scaturiti dalla fine delle indagini sui manifestanti. Secondo la Procura una di quelle sere, alcuni ragazzi erano stati fermati dalle forze dell’ordine nei pressi dell’ex stazione della Circumvesuviana di Boscotrecase e non avevano voluto fornire loro i documenti di riconoscimento. L’avvocato dei manifestanti, Eliana Nesta, sta già preparando la difesa, e verrà discussa nella prossima udienza prevista per i primi di novembre.
Nelle scorse sedute al Palazzo di Giustizia di Torre Annunziata, è stata ascoltata la Digos. In tutto sono 31 gli avvisi di garanzia giunti ai “ribelli” di Terzigno, Boscoreale, Boscotrecase e Trecase che lottarono duramente e fino alla stremo per la difesa del proprio territorio.