La “Scampia del Vesuviano” finisce sotto torchio ed in 35 su 36 incassano una pesante condanna per le piazze di spaccio al “Piano Napoli” di Boscoreale. Per i 36 imputati del blitz “Tortuga”, infatti, nonostante uno sconto di pena rispetto alla requisitoria del pm, c’è il carcere. I difensori Maria Macera, Luisa Nastri, Giuseppe Petrosino e Luciano Bonsani non hanno lasciato nulla al caso, riuscendo quantomeno a ridurre gli anni di detenzione per molti degli indagati. La strategia difensiva ha messo alla luce l’inaffidabilità di alcune prove, senza dettagli e con testimoni dichiaratamente tossicodipendenti, quindi inaffidabili. “Indagini approssimative”, secondo gli avvocati, quelle condotte dalle forze dell’ordine durante lo scorso anno che si è concluso con l’arresto di reggenti, vedette e manovali del supermarket della droga.
In particolare, durante l’arringa l’avvocato Nastri, ha puntato il dito su un fatto: uno dei testimoni aveva identificato “una donna sui 30 anni” che faceva da palo nella Scampia di Boscoreale. Per questa circostanza, però, le forze dell’ordine hanno arrestato Giulia Tasseri, di 80 anni. Inoltre le uniche voci ascoltate per raccogliere prove sono quelle di persone dichiaratamente tossici, quindi non sempre in grado di poter fornire dettagli precisi. Non ci sono date e luoghi precisi, al punto che gli avvocati hanno definito questo “un processo al Piano Napoli” e non agli imputati. Sono state queste le motivazioni che hanno portato il gup Elena Conte a non accettare le condanne richieste dal pm e a dare ulteriori sconti di pena, oltre a quella di un terzo prevista dal rito abbreviato. Tra i capi delle famiglie di spacciatori a Boscoreale, era stata individuata la famiglia Tasseri: Ciro, Gennaro, Giulia, Maria Rosaria, Michele, Raffaele e Giuseppe (classe ’61 e ’90). Tasseri Ciro e Giuseppe (’61) sconteranno rispettivamente 5 anni e 5 mesi e 7 anni e 6 mesi. Si conclude meglio invece per Tasseri Giuseppe (’90). Per lui il suo avvocato ha chiesto uno sconto di pena, visto che è difficile riconoscerlo dalla foto segnaletica della carta di identità, al punto che persino in carcere c’erano stati problemi per l’identificazione.
Finisce così il processo di primo grado che ha visto imputate le due famiglie che detengono il mercato dello spaccio al Piano Napoli, i Tasseri e i Filocaso. Al termine dell’operazione Tortuga del 2012, i carabinieri avevano definito il Piano Napoli come un quartiere “senza legge”, dove anche donne e bambini vendono sostanze stupefacenti nella totale ignoranza della legalità. In quella zona dell’hinterland boschese si è creato un vero e proprio mercato, organizzato nei minimi dettagli. Sentinelle, spacciatori, pali. Ognuno con un compito preciso. L’unico imputato assolti, nei prossimi 40 giorni continuerà ad avere l’obbligo di firma. Al momento gli avvocati stanno valutando caso per caso se ricorrere o meno in Appello. Tuttavia, secondo gli ultimi fatti di cronaca, nonostante il megablitz dello scorso anno, lo spaccio al Piano Napoli è tutt’altro che finito.