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Vesuvio e piano di fuga, 12 cittadini denunciano lo Stato alla Corte Ue

La questione sicurezza degli abitanti della «zona rossa» attorno al Vesuvio approda alla Corte europea dei diritti umani. Dodici residenti dell’area più a rischio in caso di eruzione, guidati da Rodolfo Viviani, hanno infatti presentato un ricorso a Strasburgo in cui sostengono che il piano d’emergenza predisposto dalle autorità italiane è inadeguato, e che quindi lo Stato non sta garantendo come dovrebbe la sicurezza dei cittadini.
Questa azione arriva dopo l’allarme lanciato dal Prefetto e capo della Protezione Civile nazionale Franco Gabrielli che ha dichiarato: «È problematico per noi avere una seria pianificazione sul versante del Vesuvio che è un vulcano attivo, purtroppo su quei territori penso a quelli dei campi Flegrei riscontriamo una consapevolezza che non è all’altezza della situazione».
 «Lo Stato, in base alla giurisprudenza della Corte di Strasburgo, ha il dovere di prendere tutte le misure necessarie per ridurre al minimo i rischi che la popolazione corre in caso di calamità naturali, e quindi anche nel caso di eruzione del Vesuvio – spiega l’avvocato Paoletti – Da tutti i dati raccolti e presentati alla Corte risulta però che le autorità non stanno adempiendo a questo dovere». Secondo il legale i documenti dimostrano che sia le autorità che la comunità scientifica danno per certa un’eruzione del Vesuvio, una vera e propria “bomba ad orologeria” secondo la definizione della rivista “Nature”.

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