Uno sguardo sulla vita di Franco Battiato: musicista, compositore, pittore, regista, scrittore. Dalle stanze della casa del Maestro (come ormai lo hanno etichettato i fan) alle pendici dell’Etna, alle acque del mare della Sicilia, dai live davanti a migliaia di persone fino alle registrazioni in studio. Tutto, naturalmente, passando per il “battiato-pensiero”: metafisica e spiritualità che vanno a braccetto.
Anche stavolta, come si fece già in passato con AQuadro, la rubrica L’Inquadratura Perfetta prova un nuovo tipo di “recensione”. Se allora si parlò di un film fruibile soltanto in streaming e non (ingiustamente) nelle sale, stavolta poniamo la nostra attenzione su una pellicola che è stata un solo giorno in molti cinema della nostra penisola. Stiamo parlando di Temporary Road – (una) Vita di Franco Battiato, documentario distribuito dalla Nexo Digital e prodotto dalla MAC Film, proiettato in tutt’Italia lo scorso mercoledì, 11 dicembre. Per parlarne, però, partiamo da un album proprio di Franco Battiato, Mondi Lontanissimi del 1985 pubblicato dalla EMI.
Il brano (che da il titolo anche alla pellicola) Temporary Road, ad un certo punto recita: “Life can be short or long / Tomorrow is another day”. Eccole le parole che sembrano echeggiare per tutto il film (perché di film si tratta attenzione e non di un semplice documentario) diretto dal regista Mario Tani e dal giornalista Giuseppe Pollicelli e presentato al Torino Film Festival di quest’anno. Ma perché un film su Franco Battiato? Forse perché anche se in giro, sparpagliati nell’etere (YouTube è zeppo di interviste e live rari) e non solo, ci sono tantissimi contributi (originali e non), nessuno mai aveva provato a tracciare un percorso orientativo, che riuscisse a fare da “apripista” a tutto ciò che è stato scritto e detto su e da Battiato e che attraversasse non solo cinquant’ anni di musica italiana, dei generi più diversi, ma che scandagliasse così a fondo l’animo del musicista stesso. Così i due autori, se riescono a regalare un’apertura (e una chiusura) quasi perfetta (dal cielo si arriva sulla Terra e alla fine per forza il contrario), decidono di sedersi di fronte al Maestro e dargli carta bianca. Il musicista, dalla sua casa di Milo (fotografata con precisione e cura da Nicola Saraval) passa davanti la macchina da presa; di film lui ne ha diretti tre (di finzione), senza contare alcuni documentari, i suoi videoclip e tanta musica per il Cinema (come gli ultimi lavori di Elisabetta Sgarbi) e si sente a suo agio anche da intervistato, focalizzando l’attenzione sulla sua vita (e dividendola in tre macroperiodi: la fuga dalla Sicilia e gli esordi milanesi, gli anni ’70 e la musica elettronica e, infine, il periodo pop e la pittura) e su quella che per lui è una seconda vita: la meditazione, la mistica, l’esoterismo. La narrazione diventa così non solo racconto di vita, ma racconto di formazione spirituale. E qui un altro album deve essere rievocato, il recente (2009) Inneres Auge (che non a caso significa proprio “terzo occhio”): nel brano che dà il titolo all’album, si ascolta “La linea orizzontale ci spinge verso la materia/quella verticale verso lo spirito” (ripensiamo all’incipit e al finale del film). Temporary Road presto sicuramente sbarcherà in DVD, ma, forse, diverrà subito materiale cult, per veri appassionati.
Già perché se il ritratto dell’artista/uomo è sincero e sentito, tra esibizioni live che lasciano senza fiato (basti pensare anche a quella con Antony Hegarty) e continui e precisi accenni alla spiritualità del Maestro (e forse questo lo rende uno dei suoi punti di maggior forza), forse si lasciano trasparire alcune pecche, come l’assenza delle presenze femminili che hanno costellato la vita di Battiato (si pensi ad Alice o Giuni Russo) o al fatto che non si accenni ad artisti che hanno condiviso gran parte della carriera del musicista siculo, dandogli brevissime scorte video, come il maestro Giusto Pio o il filosofo Manlio Sgalambro. Chi scrive per L’Inquadratura Perfetta è un fan sfegatato del Maestro, ma forse chi si voleva avvicinare per le prima volte al mondo di Battiato, con Temporary Road ha imboccato forse tante strade, alcune giustissime, altre forse un po’ aleatorie, ma pur sempre strade da seguire. In fondo, come proclama lo stesso Battiato nella pellicola, “Noi esseri umani non siamo all’altezza del ruolo che ci avrebbe assegnato il cosmo”. Forse, quella strada, temporanea, è ancora tutta da scoprire. Film da recuperare assolutamente.