Prosegue il progetto di incontri con le scolaresche con Teresa Manes, madre di Andrea Spezzacatena, il 15enne romano che lo scorso anno si è tolto la vita impiccandosi con una sciarpa, dopo essere rimasto vittima del bullismo omofobo di alcuni ragazzi a scuola e su Facebook. Manes, autrice del libro “Andrea – Oltre il pantalone rosa”, incontrerà a Napoli e in alcuni paesi Vesuviani studenti, genitori ed operatori in un ciclo di incontri coordinati da Annamaria Schena, delegata alle Pari Opportunità dell’Unione Industriali della Provincia di Napoli. Oggi sono in programma tre incontri: il primo, al liceo Diaz di Ottaviano, nel primo pomeriggio, ancora a Volla a Villa delle Ginestre, e, alle 17, all’Istituto De’ Medici di Ottaviano, con la partecipazione del sindaco Luca Capasso. La tre giorni si concluderà domani mattina alla Feltrinelli di Pomigliano, dove Teresa Manes incontrerà gli studenti dell’Itis Europa di Ottaviano.
Ad oltre un anno dalla morte di Andrea, quel “ragazzo dal pantalone rosa”, che ha tanto fatto parlare le cronache, gli scenari di discussione sul fenomeno del bullismo omofobo sono ancora aperti. Il libro è il diario di Teresa Manes, la madre. È il racconto di tutto quello che è successo, da quando è morto Andrea fino ad oggi. Sono pagine che trasudano di lacrime, la sua sofferenza; in cui è impressa un’immagine, come una sindone, il viso di quel ragazzo. Teresa Manes, oltre un anno fa, da anonima signora, è balzata sotto i riflettori della cronaca, solo perché era la madre di Andrea, a cui subito è stata assegnata l’etichetta di “ragazzo dai pantaloni rosa”. Non poteva essere appellato “ragazzo che suonava il pianoforte”, né tantomeno “ragazzo dagli occhiali rotondi”, perché quella categoria lo ha inquadrato subito come vittima di bullismo omofobo.
Teresa, immediatamente dopo la morte di Andrea, suicidatosi a novembre 2012 con una sciarpa attorno alla gola nella sua casa romana, ha deciso che tutto quel dolore doveva servire a qualcosa. Così ha scritto quello che sembra un diario, fornendo la sua versione dei fatti, in cui si prova a capire, a capirsi. Chi era Andrea? Andrea era gay? Non era gay? Era bravo, buono, cattivo, bello, brutto, simpatico, antipatico? Andrea aveva 15 anni e non rientrava in nessuna categoria. E dunque, per questo motivo, era diverso. Diverso da cosa? Da chi? Diverso dai modelli imposti, diverso dai manichini che girano per la strada tutti uguali. Una foto lo ritrae a Carnevale travestito da donna. Quella foto ha dato la stura per additarlo come gay. E condannarlo.