Tutta colpa della stampa. Il Vesuvio esploderà certamente, non si sa quando, ma dannati quei giornalisti che l’hanno fatto rivelare. Dannati quei cronisti che continuano a riportare sulle testate locali i movimenti tellurici del vulcano: uno o due al giorno, molto lievi, ma che testimoniano l’attività continua del vulcano. Tutta colpa loro, degli allarmismi inutili. Intanto, attraverso la stampa, dopo un anno di costante “monitoraggio giornalistico” qualcosa sembra finalmente muoversi a riguardo del piano di evacuazione, della grande fuga tuttavia ancora impossibile se il Grande Cono decidesse a breve di “vomitare” la sua violenza. Senza la pressione dei giornali, probabilmente, il tema Vesuvio sarebbe ancora oggi avvolto dal sonno.
Strana coincidenza: da quando le testate hanno ripreso a trattare l’argomento è arrivato l’aggiornamento del piano di evacuazione, i sindaci hanno ripreso a parlare del rischio eruzione, gli esperti ne discutono in convegni ed incontri tematici. Mentre l’Osservatorio vesuviano si affanna a ripetere che le scosse sono “normale attività vulcanica” e qualcun altro punta il dito contro l’allarmismo della stampa. Sì, certo, scosse di magnitudo 1.8 non possono fare paura, sono realmente movimenti tellurici regolari. Ma la popolazione chiede sicurezza, chiede una speranza qualora il Vesuvio si risvegliasse sul serio, spazzando via tutto quanto ha davanti. E la stampa ha anche – e soprattutto –  il compito di fare da veicolo della gente, di portare le loro istanze ed i loro timori nei palazzi che contano. Il Vesuvio esploderà sicuramente – e non lo dicono i giornali, ma i tecnici del settore – però si spera accada il più tardi possibile, perché finora nessuno è stato in grado di preparare un progetto di fuga decente. E la colpa è dei giornalisti.
La colpa è dei giornalisti perché stanno spingendo la popolazione a chiedere interventi, ad agire contro il grande terrore. Oggi, infatti, cosa abbiamo sulla carta? Sappiamo, a seconda dei Comuni di appartenenza, che la gente verrà dirottata in tutte le altre regioni d’Italia. Ma gli spostamenti come avverranno? In autobus, in treno, attraverso carrozze con cavalli? Ed una volta arrivati a destinazione chi accoglierà nelle singole regioni decine di migliaia di persone che frattanto hanno perso tutto sotto la lava ed i crolli? E come avverrà questa grande fuga? Sulla Statale 268? Troppi quesiti a cui dare risposta, ma loro – che dormono molto più del Vesuvio – accusano i giornalisti, che provocano allarmismo. Intanto, senza l’attività costante della stampa oggi neppure sapremmo che il Vesuvio è destinato inevitabilmente ad eruttare distruggendo tutto. Mentre loro pensano ancora oggi a costruire case e palazzi.