Sull’antica strada che porta da Scafati ad Angri, alla fine del XVI, secondo lo storico Budi  avvenne un fenomeno prodigioso molto curioso, un maialetto ripugnante con numerose piaghe sul corpo, scavando nei pressi di una cappellina votiva in onore della Madre di Dio, mise alla luce una statuetta immersa in un fosso d’acqua, dove la povera bestiola, guazzando, guarì. A tal fenomeno corsero tante persone affette da malattie cutanee che miracolosamente sparivano all’uscire dall’acqua.
La documentazione storica trova conferma nell’istrumento del 1612, dove la vasca è indicata col nome di “Fosso della Scrofa”, conservato nell’archivio del Santuario sorto inseguito al crescere delle folle di pellegrini che accorrevano alla fonte dalle acque miracolose e taumaturgiche da cui è nato il culto della Madonna dei Bagni, noto come “‘o fuoss ‘e Vagne”. Lo storico Matrone parla di fiumane di persone che infette da mali cutanei immergendosi in quelle acque ne uscivano sane tornando guarite alle loro case; alti prelati in cappa magna furono mandati per constatare l’evento prodigioso e ancora una volta la Santa Vergine manifestò il Suo amore per questa umanità. Per volontà di Angelo Calende nel 1612 con gli istrumenti rinvenuti in archivio, rogati per mano del notaio Andrea Graziano di Angri, fu eretta una piccola Chiesa e un ospedale per gli incurabili di peste che da Napoli, dove il morbo mieteva molte vittime, venivano portati come ultima speranza per un’immersione di speranza di guarigione. Durante la costruzione degli edifici un secondo evento miracoloso intervenne a rafforzare la fede dei cittadini: alcuni venditori di vivande della contea di Real Valle di Pompei ricorsero al feudatario reclamando che gli artigiani, costruendo in proprio le baracche per alloggiarvi e alimentandosi frugalmente, avevano fatto assottigliare o vanificare i loro guadagni.
D’ordine del signore, le baracche furono incendiate e gli operai costretti a dormire allo scoperto. Ma per celeste punizione, la famiglia del feudatario e lui stesso furono attaccati dalla lebbra, da cui guarirono, non per abilità di medici ed efficacia di medicinali, ma perché s’immersero tutti nella vasca miracolosa. A detta dello storico Falcone, l’episodio fu tradotto in un dipinto ad olio, conservato fino all’inizio di questo secolo nella sacrestia della chiesa. I canonici del Capitolo della Collegiata di San Giovanni Battista d’Angri ne curarono l’affare e ne ordinarono l’esecuzione all’artista Simone Villano di Torre del Greco.
I festeggiamenti della Madonna sotto il titolo conosciuto da tutti “dei Bagni” hanno inizio il mercoledì dell’Ascensione, una festa tipicamente primaverile che scritti antichi ci riportano ai festeggiamenti per i quali la plebe rurale traeva ispirazione dalle “Feste Ilarie”, che celebravano la morte e resurrezione di Attis. Antropologicamente nell’antichità pagana il dio della natura rinasce in questo periodo. Festeggiamenti quindi per l’alterna vicenda della natura che fiorisce a nuova vita. La Morte e la Vita, nel mondo rurale si identificano: dalla morte del seme ne consegue la nascita della pianta. Una tradizione vuole che, sempre durante la festa, si debba passare la mano sull’altare perché impregnato del sudore della Madonna. Secondo la leggenda ogni anno la notte prima della festa un angelo scende a benedirla e per accoglierlo la fonte viene ornata di fiori. La caratteristica festa, verso la fine di maggio, è un’attrazione per tutta la piana, in cui si organizzava  il classico “carretton’ ‘e vagne” e si rende omaggio alla Madonna al folcloristico suono di tammorre e castagnette.
Aldilà di storie, leggende e devozione, quello che deve restare è il profondo e alto messaggio teologico, immergersi nella fonte è immergersi nel grembo di Maria, questo è il grembo messo in antitesi con il grembo di Eva, come in un antica liturgia battesimale Timoteo di Alessandria ci ricorda: come il grembo di Eva che generava figli mortali e corruttibili, possa questo grembo di acqua generare figli celesti, spirituali e immortali.