Stop ai servizi di assistenza dell’Ambito 26 e Terzigno corre ai ripari prelevando denaro fresco dal fondo di riserva. Diecimila euro con cui il sindaco Domenico Auricchio e la sua Giunta sperano di riuscire a coprire per cinque mesi il “fabbisogno” di disabili e malati gravi, finiti nel vortice della crisi economica dell’Ambito che ad oggi continua a non garantire più le prestazioni.
Tante, in tal senso, le richieste arrivate al palazzo municipale di via Gionti: persone malate, familiari di inabili gravi e di uomini con serie patologie che ad oggi si ritrovano sostanzialmente ad avere in casa qualcosa come la metà delle visite degli operatori sociosanitari previste. Tutta colpa del mancato pagamento degli stipendi ai professionisti del settore, che dunque insistono nella loro protesta e nel tentativo di fare muovere qualcosa in Regione Campania. Insomma, l’assistenza si riduce all’osso per chi ha bisogno ed è quasi totalmente frutto degli stessi operatori che in questa fase stanno lavorando da veri e propri volontari. Così Terzigno ha messo in campo un provvedimento di Giunta piuttosto oneroso ma che soprattutto va a pescare risorse da quelle definite “di emergenza”. Dunque, per il sindaco Auricchio si tratta, a giusta ragione, di “emergenza” la mancata assistenza di chi ha importanti problemi fisici.
Nel documento, in tal senso, si legge che «il coordinatore ha dato atto che sono sospesi tutti i servizi d’ambito e non fornisce alcuna indicazione riguardo a una loro possibile futura riattivazione. Con tale progetto ci si propone l’obiettivo di sostenere con un’azione efficace ed efficiente nei confronti dei cittadini un progetto organico di supporto e di sostegno il cui costo è pari a 10mila euro per 5 mesi, salvo riattivazione del servizio». Insomma, una brutta gatta da pelare non solo per Terzigno, che intanto è intervenuta, ma soprattutto per San Giuseppe Vesuviano, comune capofila, e le altre città che fanno parte dello stesso Ambito: Ottaviano, San Gennaro Vesuviano, Poggiomarino, Striano e Palma Campania. Adesso, tuttavia, tocca al comune capofila farsi sentire: la protesta degli operatori è durata già troppo così come anche i disservizi subiti dai malcapitati pazienti che già soffrono di gravi patologie.