Un giovane “tagliatore di teste” viene licenziato. In suo soccorso si attivano il fratello prete e la sorella ossessionata da un marito poco amorevole. Ma il paesino è piccolo e solo un (finto) miracolo può aiutare le economie della comunità (e dei bimbi della parrocchia). In più una affascinante ragazza cieca sembra aver fatto colpo sul giovane, rinsavito, protagonista.
Sembrerebbe troppo scontato scatenare le nostre ire da spettatori su Si accettano miracoli, ultima fatica (?) cinematografica (?) di Alessandro Siani, ma, purtroppo, di meglio, davvero, non riusciamo a dire. Sulla facilità con cui il giovane Siani riesca a calamitare persone nei cinema d’Italia (e soprattutto della Campania) avevamo già accennato nella recensione del precedente (e primo) lavoro registico dell’attore napoletano, Il principe abusivo e ci torniamo, sottolineando come ormai il suo sia diventato una sorta di “marchio” di riconoscimento della comicità partenopea, entrando nel cuore degli spettatori grazie alla sua precisa e buona presenza in molti cinepanettoni e lavori cinematografici, che non fanno altro che marcare sempre più il divario Nord vs. Sud. Stavolta il tentativo di divario “sociale” è più razionalizzato e interiorizzato, ma, forse, meno riuscito: fede vs ateismo, città vs campagna e soprattutto vedere vs sentire (un sentimento), attraverso l’intreccio amoroso tra il protagonista e la giovane coprotagonista cieca (interpretata da una affascinante e convincente Ana Caterina Morariu, nota al pubblico nostrano per la serie tv Squadra antimafia) e la sorella del protagonista (una fascinosa, ma in ombra, Serena Autieri) e il suo attuale e sterile marito (Giovanni Esposito) e lo stralunato e kitsch amante (Massimiliano Gallo). Il tutto però viene servito allo spettatore in una salsa talmente surreale, favolistica, semplicistica e scontata che, arrivati ai primi venti minuti di pellicola, si pregusta già il lietissimo finale. Colpa, maggiormente forse, della sceneggiatura, scritta non solo dallo stesso Siani, ma anche dal duo Gianluca Ansanelli e Tito Buffolini, riempita di troppe ovvie derive narrative e psicologiche e piene (anzi forse sature) delle battute di Siani, che resta, è vero, un ottimo intrattenitore, comico da palcoscenico, leone dei teatri, ma ripresenta, al cinema, sempre gli stessi stereotipi, fatti di tempi comici calcolati e, ormai, diventati una sorta di misura stilistica della sua comicità (quasi vincenti nel primo film). Capita, infatti, che le sue battute (alcune piacevoli certamente) ronzino nella testa dello spettatore già mentre si costruisce il terreno per esporle; una comicità, poi, che ha troppo da riconoscere in primis a Totò (per i continui, tentati ma fuori luogo, giochi linguistici) e soprattutto all’indimenticato Massimo Troisi, gigante che Siani tenta, da troppo tempo, di imitare in cadenza e stile, non solo comico, ma anche registico (fallendo purtroppo). La mano di Siani ricama situazioni che si intrecciano tra di loro come sketch senza un minimo di sequenzialità, uso del montaggio ponderato o altro che possa ergere il tutto a un certo discorso metaforico o quantomeno significativo. Nonostante tutto Si accettano miracoli rimane un film che nelle prime 24 ore di programmazione ha incassato la bellezza di 2,2 milioni di euro e che riesce a strappare parecchie risate, non solo forse per l’interpretazione di Siani (come già detto ormai troppo simile alle precedenti), ma anche al bel ruolo assegnato a Fabio De Luigi, al fianco del comico napoletano dopo l’interessante precedente de La peggior settimana della mia vita. La comicità di De Luigi è molto diversa da quella di Siani e si vede: regge più l’impatto narrativo e utilizza più il paradosso del non detto, del “sospeso”, della corporalità, piuttosto delle battute in napoletano ormai trite e ritrite (senza considerare l’uso del gruppo di bambini, assolutamente inutile e comodo pretesto per intavolare battute o quan’altro). La poesia è ben lontana, ma qualche cosa di convincente c’è, come alcune sequenze sulla Costiera Amalfitana (resa ancora più suggestiva dall’ottimo lavoro alla fotografia di Paolo Carnera, noto non solo per Benvenuti al Sud e sequel, ma anche per aver curato la fotografia della serie tv Gomorra) o momenti della vita di tutti i giorni della piccola città teatro della pellicola, arricchita da sfiziosissimi personaggi di ricamo, comparse e piccolissimi ruoli, presi dalla comicità recente e passata della tradizione partenopea. Delicata e poetica la canzone Tu stella mia, scritta proprio da Siani e cantanta da Sal Da Vinci (con l’idea forse di emulare il duo Troisi-Daniele di Quando?). Speriamo che il prossimo film di Siani ci faccia sognare, sì, ma con i piedi un po’ più per terra.

Potrete vedere Si accettano miracoli in queste sale:
-NAPOLI
Med Maxicinema The Space Cinema
-AFRAGOLA
Happy Maxicinema
-CASALNUOVO
Magic Vision
-CASORIA
Uci Cinemas
-CASTELLAMMARE DI STABIA
Complesso Stabia Hall
-TORRE DEL GRECO
Multisala Corallo
-SALERNO
The Space Cinema Salerno