Arriva in Consiglio regionale la petizione popolare “No Gori, sì acqua pubblica”. In apertura della seduta, il presidente del parlamentino campano, ha, infatti, comunicato che la petizione popolare è stata assegnata alla Commissione competente per una prima valutazione. La Gori è la società che gestisce il sistema delle acque dei 76 Comuni dell’Ato 3, l’Ambito territoriale ottimale, del Sarnese Vesuviano, tra le province di Napoli e Salerno.
Contro la gestione della Gori hanno più volte puntato il dito comitati di cittadini per l’acqua pubblica, padre Alex Zanotelli e il Movimento 5 Stelle. Tutti chiedono che venga rispettata la volontà popolare del referendum con il quale nel 2011 si votò per il sì all’acqua pubblica. Una volontà popolare che, lamentano mentre anche oggi sono in protesta davanti alla sede del Consiglio regionale, è stato «disatteso». La petizione arriva in aula nel giorno in cui, tra i punti da discutere, anche la norma sul ciclo delle acque, inserita all’interno del disegno di legge sul bilancio previsionale. Un testo che non trova d’accordo i Comitati per i quali il ddl «taglia fuori i 550 comuni della Campania, concentrando tutti i poteri decisionali in poche mani riunite nel Consiglio d’ambito dell’Eiato e nel suo direttore generale; espropria definitivamente i sindaci e le comunità locali delle loro legittime funzioni di gestione e controllo del servizio idrico». Nella petizione viene chiesto che si ponga «immediata fine al commissariamento dell’Ato 3, con conseguente affidamento all’assemblea dei sindaci del territorio di competenza del predetto ente di tutte le decisioni relative al servizio idrico dei comuni vesuviano-sarnese e si provveda alla immediata risoluzione della convenzione gestoria affidata alla Gori, con la messa in liquidazione della stessa Gori in ragione dei debiti da quest’ultima contratti nei confronti della Regione, ormai acclarati e non ripianabili e piano di salvataggio per i lavoratori».
Il testo chiede, infine, che «si proceda alla regolamentazione del sistema di gestione del servizio idrico che consenta l’affidamento del servizio in parola direttamente ai Comuni del comprensorio vesuviano-sarnese per il tramite di società di azienda di diritto pubblico non quotata in borsa, con diretto controllo e partecipazione dei cittadini».