Le indagini che hanno portato oggi i carabinieri di Torre Annunziata (Napoli) ad arrestare 15 persone (10 in carcere e 5 ai domiciliari) ritenute affiliate al clan Gallo-Limelli-Vangone, hanno consentito anche di fare luce sul traffico di droga (cocaina e hashish) che dall’Olanda non solo raggiungeva le piazze di spaccio del Napoletano e del Salernitano, ma anche quelle del Triveneto, in particolare a Trieste e Portogruaro (Venezia). Lo spaccio nel Triveneto era gestito da insospettabili: tra questi figura anche un militare dell’Esercito, Vincenzo Caruso, 34 anni, che – sostengono gli inquirenti – spacciava ai commilitoni della caserma di Portogruaro.

A Trieste, invece, lo spaccio veniva gestito da una donna, gestore di un bar che si trova all’interno di una scuola, e dal marito (denunciato). Contestualmente agli arresti, i carabinieri hanno anche sequestrato beni per sette milioni di euro ad alcune delle persone indagate. Si tratta di terreni, fabbricati, rapporti bancari, aziende e autovetture. Le indagini hanno consentito anche di scoprire l’identità degli autori del tentato omicidio contro una delle persone arrestate, Raffaele Iovane, 52 anni, avvenuto il 21 settembre del 2007: l’uomo scampò alla morte rifugiandosi negli uffici della polizia municipale di Boscotrecase. L’agguato, maturato nell’ambito di una faida interna clan scattata per ridimensionare l’ascesa criminale di Raffaele Iovane, secondo gli investigatori fu commesso da Giuseppe Gallo, soprannominato “peppe ‘o pazzo” e da Luigi Limelli (entrambi destinatari della misura cautelare eseguita oggi). Due delle persone arrestate – Raffaele Iovane e il figlio Giovanni – legate al clan Limelli-Vangone, si sarebbero anche adoperate, per conto di alcuni imprenditori di Terzigno e di Castel d’Ario (Mantova), di recuperare – con modalità camorristiche – crediti da alcuni commercianti di Benevento e Terzigno (Napoli).

Uno di questi imprenditori, inoltre, ha rilasciato false attestazioni lavorative per consentire a uno dei principali indagati di beneficiare di permessi mentre si trovava in regime carcerario di Casa Lavoro. Permessi usati per portare avanti le attività illecite.