Ancora una bella serata di Cinema, quella tenutasi martedì scorso, a partire dalle 20:30, presso il teatro comunale di Palma Campania, per la proiezione di sei dei dieci corti finalisti della sesta edizione del premio cinematografico Carpine d’Argento – CortiFestival, promosso dal Comune di Visciano e che ha visto, come l’anno scorso, il sostegno della Pro Loco Castello di Palma e molte altre associazioni. Palma Campania, quindi, ripete il suo fondamentale ruolo di “giurata speciale” promosso con successo ormai da svariate edizioni, che la vede decisiva nell’assegnazione del premio “giuria popolare”, affiancandosi a quello, più critico, assegnato dalla “giuria tecnica”.
Come l’anno scorso, una sola serata di proiezione, penna alla mano e voti da 1 a 5 da assegnare ai sei corti proiettati, tutti di interessante fattura e sempre incentrati, questa la particolarità di questo bellissimo festival cinematografico, sulle problematiche sociali. Parleremo, ora, dei corti nell’ordine in cui sono stati proiettati. Si parte con Game Over, diretto da Marco Cervelli, interessante film incentrato sulla dipendenza da gioco. Il lavoro di Cervelli proietta lo spettatore in una realtà ovattata, intervallata da inquietanti sprazzi verso il futuro e che altro non fanno che accompagnare lo spettatore sempre più nell’abisso del gioco come malattia. Complice la bella colonna sonora, una fotografia convincente e due attori in forma, il corto di Cervelli convince e riesce, fino alla fine, a tenere lo spettatore col fiato sospeso. Secondo corto proiettato è Nel silenzio, diretto dalla coppia Lorenzo Ferrante e Matteo Riccia, convincente lavoro su una famiglia che deve far fronte alla paralisi di un figlio. Il film narra il rapporto che si (re)instaura tra il ragazzo malato e il fratello minore, che reagisce alla malattia cercando di far rivivere al fratello allettato i momenti più belli passati insieme.
La regia di Ferrante-Riccia è superba, affiancata da una fotografia da applausi (curata in maniera maniacale da Stefano Spiti) e un sonoro curatissimo (non a caso il titolo richiama la totale assenza di dialogo tra i due fratelli e la sua famiglia). Ma la ciliegina sulla torta è l’interpretazione di Andrea Tibaldi, nel ruolo del fratello allettato e Lorenzo Demaria nei panni del fratello minore: il loro lavoro recitativo, spinge lo spettatore a chiedersi di continuo chi sia, in effetti, la persona malata e quale quella sana, arrivando quasi a creare un solo, unico “corpo attoriale”, composto dal Bene e il Male, la scelleratezza e la posatezza, il chiaro e lo scuro, la forza e la rassegnazione. Un film, Nel silenzio, che, nonostante l’assenza quasi totale di dialogo, crea un rapporto strepitoso con lo spettatore, spingendolo a “sperare” di continuo nella “miracolosa” guarigione di uno dei due protagonisti. Corto successivo, L’atto folle del signor T., vede, nei panni del protagonista, un convincentissimo Ernesto Maieux, noto ai più per la sua interpretazione ne L’imbalsamatore, di Matteo Garrone.
Il corto, diretto da Pasquale Cangiano e Luigi De Gregorio, riflette, con ironia, sarcasmo e un pizzico di critica alla odierna società dei consumi, ancora una volta sulla figura del diverso, il “pazzo”, considerato da molti come una sorta di nemico, ma, forse, molto più normale di molta gente che si crede tale. Il risultato, una sorta di elogio alla Libertà (non solo espressiva, attenzione), è un lavoro davvero ben riuscito, complice la bella interpretazione di Maieux e dei comprimari e dalla interessante sceneggiatura scritta dallo stesso Cangiano. Ancora un altro attore di grande spessore, per il quarto corto proiettato, intitolato Dove il silenzio fa molto rumore, che vede la superba partecipazione di un Lando Buzzanca in grande spolvero. La tematica del film diretto da Rina La Gioia scava tra passato e presente di un dramma sempre attuale: la morte per parto.
Mischiando flashback e interessanti giochi di luce, il corto di La Gioia, riesce a lanciare un fortissimo messaggio di denuncia, inciampando forse in qualche errore di sceneggiatura, ma instaurando con lo spettatore un forte rapporto di film-denuncia, fino all’onirico finale a sorpresa. L’ospite è il più lungo (e penultimo) dei cortometraggi proiettati. Diretto dal regista afghano Mohammad Amin Wahidi e incentrato totalmente in una labirintica Venezia, narra, dell’arrivo nella città dei dogi, di un giovane iraniano che vorrebbe chiedere asilo politico. Riesce a trovare un suo connazionale, che vorrebbe aiutarlo, ma che, invece, lo spinge verso il baratro. La regia di Wahidi sfiora continuamente il documentario, giocando spesso con lo sguardo dello spettatore, interiorizzandolo nella narrazione nell’occhio del protagonista.
Da applausi i due piano sequenza nella casa che dovrebbe ospitare il giovane iraniano. Un lavoro che fa, pesantemente, riflettere e che ha vinto il premio come Miglior Film Città di Venezia nel 2014. Ultimo corto in gara, Peluquero Futbolero, diretto da Jaun Manuel Aragon. Un lavoro davvero molto riuscito, che in una sonnolenta cittadina spagnola in bianco e nero (fotografata stupendamente da Waldo Capote), a ritmo di musica jazz (curata da Fernando Bados), ci fa riflettere, con tantissima ironia e attori in forma super, sulla crisi che ha colpito l’Europa.
Anche quest’anno, dunque, scelta non facile per la giuria che ha affollato il teatro comunale di Palma Campania, con grande interesse ed enfasi. Se siete curiosi di sapere a chi andrà la vittoria, non vi resta che recarvi a Visciano, il 5, 6 e 7 giugno prossimo per la premiazione di tutti i corti in gara, compresi quelli che riceveranno i premi come miglior corto in assoluto, miglior attore e migliore corto scolastico. Insomma ancora una volta Palma Campania decisiva nel regalare la vittoria al corto  con la mission più complicata: restare impresso nella mente dello spettatore.