Oggi a Pordenone è una giornata decisiva per le indagini: arriveranno i risultati delle analisi sul caricatore della pistola beretta che ha esploso i colpi, e l’intera inchiesta potrebbe accelerare o subire un brusco stop. L’unico indagato è Giosuè Ruotolo, militare di Somma Vesuviana che anche ieri è rimasto barricato nella sua abitazione di via Fornari.
Ed anche ieri il commilitone di Trifone ha ceduto ai corteggiamenti delle telecamere di Mediaset e poi del Tg1: stavolta a strappargli qualche frase è stato l’inviato di Domenica Live, il programma condotto da Barbara D’Urso. Ruotolo si è difeso ancora una volta e nuovamente si è mostrato poco avvezzo alle telecamere ed alle luci della ribalta. Un atteggiamento che coincide con la descrizione che fanno di lui amici e vicini, definendolo timido e poco propenso ad essere al centro dell’attenzione.
Giosuè, ad ogni modo, si è rivolto anche al papà di Trifone che è naturalmente rimasto particolarmente scosso per l’iscrizione dell’amico del figlio nel registro degli indagati: «Ora non posso dire molto, quando sarò fuori da questa storia parlerò a tutti. Al papà di Trifone voglio dire che sotto questo aspetto può stare tranquillo. Gli inquirenti stanno lavorando e presto verrà alla luce che io non ho fatto nulla». Certo, la tensione alla falde del Vesuvio continua a tagliarsi a fette. La vicenda ha stordito un po’ tutti ed ovviamente anche i familiari dello stesso militare che cominciano a stufarsi di avere gli obiettivi delle telecamere e le macchine fotografiche puntate contro casa. Giosuè ha così cercato di allontanare i cronisti concedendosi ancora una volta alle reti private nazionali.
Al Tg1 ha invece detto: «Non ho mai, mai, avuto una pistola». In tal senso a breve dovrebbero arrivare gli altri esiti sul caricatore trovati in fondi al laghetto non lontano dal luogo del duplice omicidio di Trifone Ragone e della fidanzata Teresa Costanza.