Potrebbe alleggerirsi la posizione di Sabato Luis Francesco Battaglia, figlio del pentito di camorra morto suicida, Martino Galasso. Il giovane è accusato di omicidio volontario per avere ucciso un 43enne a Viterbo, città dove la famiglia è stata trasferita sotto falsa identità durante il programma di protezione. Al momento, infatti, il 23enne di Poggiomarino resta in carcere nella città laziale, ma a quanto pare ci sarebbero novità in merito al delitto d’impeto che ha sconvolto la tranquillità di una località spesso distante dai casi di cronaca di livello nazionale.

Ad uccidere Federico Venzi, infatti, potrebbero non essere state soltanto le durissime botte ricevute dal ragazzo, ma anche – secondo quanto sta cercando di fare passare la difesa – eventuali sostanze stupefacenti o alcoliche che l’uomo avrebbe assunto prima di incontrare il figlio del superkiller di camorra. Proprio in tal senso si attendono con ansia i risultati degli esami tossicologici che potrebbero cambiare di molto lo scenario. Resta, tuttavia, certo che Battaglia abbia agito con enorme violenza colpendo il 43enne anche quando era stramazzato a terra.

Ad ogni modo la strategia del legale del giovane di Poggiomarino punta ad attribuire le colpe della morte della vittima ad un mix tra le percosse subite ed all’assunzione di droghe e superalcolici, che tuttavia sono ancora oggi tutte da verificare. In questo verso stanno adesso lavorando i medici legali di entrambe le parti in causa e gli esiti dei test sono attesi già per i prossimi giorni. A confermare che l’uomo potrebbe avere fatto di consumo di sostanze che riducono la lucidità c’è proprio il motivo per cui Venzi ed il figlio di Martino Galasso sono entrati in contatto. Il 43enne, in compagnia di un marocchino residente a Viterbo, aveva infatti importunato il 23enne che passeggiava insieme alla fidanzata.

Dopo avere lasciato perdere, alla seconda provocazione, Battaglia ha replicato duramente lasciando a terra l’uomo con ferite gravissime, tra cui una lesione alla trachea che per l’accusa ha provocato il decesso. Contro il poggiomarinese anche l’accusa di omissione di soccorso, perché probabilmente il 43enne si sarebbe potuto salvare se portato immediatamente in ospedale. Nei guai è finita anche la partner del presunto assassino, anche lei con l’accusa di omissione di soccorso ma anche con l’altra imputazione di favoreggiamento per avere cercato di coprire il ragazzo a lei sentimentalmente legato. Intanto, il tribunale del Riesame ha fissato l’udienza per la fine di ottobre, quando l’avvocato di Battaglia chiederà gli arresti domiciliari per il suo assistito. Il figlio di Galasso resta al momento in carcere in condizione di isolamento.

C’è il timore, infatti, che dietro le sbarre possa essere riconosciuto da qualche affiliato dei clan allora in opposizione alla cosca vesuviana egemone tra gli anni Ottanta e Novanta. Una situazione che è dunque molto delicata e che a Viterbo sta facendo molto parlare. Nessuno, infatti, sapeva che la famiglia Battaglia fosse in realtà quella di uno spietato killer di camorra.