Tentativi di estorsione e poi minacce di morte per costringere un uomo ad abbandonare l’asta giudiziaria in cui è stata messa in vendita l’abitazione confiscata al fratello deceduto: è quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di Nicola Foria, 57 anni, ritenuto boss dell’omonimo clan di Pomigliano, notificata dai carabinieri anche ad altri tre indagati tutti accusati di tentata estorsione e turbativa d’asta con l’aggravante delle modalità mafiose.

Le parole del boss vengono riferite dalla vittima nella denuncia presentata alle forze dell’ordine e inserita nell’ordinanza. «Sono don Nicola di Foria, quello che comanda a Pomigliano… la proprietà all’asta era di mio fratello e attualmente è mia». Il colloquio è avvenuto – emerge dall’ordinanza – poco prima dell’inizio dell’asta. L’uomo minacciato parla del tentativo di estorsione: «…il sessantenne (Foria) in più riprese mi intimava con modi minacciosi di andare via senza rilanciare… offrendomi a voce mille euro ed io ho rifiutato».

Un diniego che ha provocato la reazione del boss: «…o te pigl’ 1000 euro o t’accirr (o ti prendi i mille euro o ti uccido, ndr)». La persona minacciata dal capoclan riferisce anche di avere appreso, ma di non avere le prove, di estorsioni invece andati a buon fine dietro compenso. Il bene messo all’asta, una palazzina, si trova vicino al cimitero di Pomigliano d’Arco, in località Masseria Papaccio. Il boss Nicola Foria in più riprese ribadisce alla vittima di volersi accaparrare senza nessuna difficoltà dell’abitazione appartenuta al fratello: «La proprietà è mia, sai quante cose abbiamo a Pomigliano che sono intestate a noi… ringrazia alle telecamere (della videosorveglianza, ndr) altrimenti di avrei buttato a terra, ti avrei sparato». Con il boss sono sono finite nei guai altre tre persone: Giuseppe Falco, 31 anni, Tommaso Rega, 52 anni e Luigi Esposito 43 anni, per quest’ultimo è stato disposto il divieto temporaneo di esercitare totalmente l’attività professionale di avvocato per la durata di mesi sei.