Sono decine i ragazzi che da Poggiomarino sono partiti alla volta di Alessandria per provare a vedere ed a salutare ancora una volta il povero Luigi Spiga. Il 23enne era infatti un ragazzo “carico” di amici, senza grilli per la testa e benvoluto da tutti. Viveva in via Sambuci insieme alla famiglia, nel rione noto come “Cangianielli”, un agglomerato urbano dove maggiormente si sente a Poggiomarino il vicino come un familiare. Ed è così che l’operaio era cresciuto: amico di molti e fratello di tutti.

Quei “fratelli” che ieri già in mattinata hanno abbandonato il lavoro, le faccende personali e le famiglie per fare compagnia alla mamma ed il papà di Luigi verso l’ultimo viaggio in cui avrebbero visto il loro figlio: stavolta purtroppo disteso su un tavolo di un obitorio. «Luigi è morto all’alba mentre andava al lavoro, e soltanto questo la dice lunga sul ragazzo d’oro che era – dice Antonio, un amico – Spesso era al Nord dove la sua azienda aveva parecchie commesse, ma altrettanto sovente si trovava a Poggiomarino dove aveva le sue radici che sentiva nel sangue».

Poggiomarino è una città che oggi si sente come un pugile suonato, scossa da una terribile tragedia. Le immagini del ragazzo scomparso e dell’autovettura completamente accartocciata in cui Luigi ha perso la vita, hanno già fatto il giro della località ai piedi del Vesuvio. Sono in molti, dopo avere osservato quelle terribili fotografie, a chiedersi come abbiano fatto gli altri tre ad essere sopravvissuti all’impatto prima con le lamiere del guardrail e poi con il terreno sottostante.

«Ricorderemo certamente Luigi come lui avrebbe voluto – dicono ancora gli amici – tornerà a Poggiomarino per l’ultimo saluto e noi saremo tutti accanto a lui. Da oggi abbiamo un angelo in cielo, lo era già sulla terra ma adesso potrà vegliare su di noi». E intanto in via Sambuci si continuano a versare lacrime di dolore per la morte del ragazzo, costretto ad emigrare per lavorare e perito a quasi mille chilometri di distanza da casa.