Le richieste di rimborso dell’Enel per il blackout del 2003 e l’ombra della truffa irrompono anche nell’area vesuviana: sono già decine, infatti, le lettere inviate dalla Smartp@per agli utenti in particolare di Poggiomarino e Terzigno. Negli incartamenti recapitati a casa si chiede la restituzione del risarcimento ricevuto, oltre al pagamento delle spese processuali. E per tutti il conto da pagare supera abbondantemente i mille euro.
Insomma, in primo grado l’Enel fu condannata a dare indietro una cifra di poche decine di euro ad alcuni utenti per il malfunzionamento del 28 settembre del 2003, quando tutta Italia restò senza energia elettrica. In secondo grado è stato però disposto che i soldi vanno di nuovo restituiti al distributore. E per chi – e sono pochi – ha davvero dato mandato ad un avvocato c’è poco da fare: bisogna versare la somma. Ma c’è un “però” importante: la stragrande maggioranza di persone che oggi stanno ricevendo la comunicazione da Smartp@per non solo non ha ricevuto mai neppure un euro, ma nemmeno ha avviato alcuna azione legale contro il blackout. Una vicenda che poco alla volta ha coinvolto mezzo Paese, passando dal Veneto alla Basilicata ed avvicinandosi con lo scorso anno a Salerno.
Adesso il caso sfonda nel Vesuviano e particolarmente a Poggiomarino e Terzigno, dove le richieste ammontano a circa 1.300 euro per ognuna delle persone interessate. Ad avvisare di quanto sta accadendo ed a mostrare i “conti aperti” è il commercialista di Poggiomarino, Michele Auricchio, da cui diversi clienti sono giunti con il fiatone mostrando le missive con la cifra da rimborsare ad Enel.
La storia dei risarcimenti per il blackout è molto contorta: nel giorno del grande panico generato dalla mancanza di elettricità, decine di avvocati di tutto lo Stivale avviarono procedimenti in nome dei cittadini senza però avere, se non in pochi casi, alcun mandato. Incassarono poi gli assegni ed i soldi senza che gli utenti sapessero nulla fino a queste lettere che stanno arrivando in molte case.
«Questi episodi possono creare allarmismo – dice il commercialista Auricchio – ma coloro che non hanno avviato alcuna azione legale né ottenuto soldi possono tranquillamente inviare una dichiarazione ad Enel. Basta farsi aiutare dai Caf o da un legale di fiducia. Naturalmente non bisogna pagare ed è giusto che la popolazione sappia bene cosa fare e come agire». Intanto, chi ha sentito “l’odore della truffa” probabilmente generato da qualche avvocato senza scrupoli si è già affidato ai carabinieri.