«Si è tenuto un importante vertice della Commissione speciale Stato-Regioni nella sede del centro operativo di emergenza della Campania. È stato importante che la questione fosse affrontata proprio nella nostra Regione, sarebbe necessario, infatti, far diventare la Campania centro nevralgico per le vicende vulcanologiche visto i pericoli che insistono sul territorio campano. Un plauso a Nello di Nardo per l’impegno che da anni lo vede in prima linea su questo fronte così come al direttore dell’Osservatorio Vesuviano, Giuseppe di Natale». A dirlo è Tonino Scala, coordinatore regionale di Sel.
Scala aggiunge: «Bene anche i progetti per il potenziamento della rete stradale e le prove di fuga per il rischio vulcanico; tutto ciò però ancora non basta. Attualmente, circa un milione di abitanti vive accalcato l’uno sull’altro alle falde, o meglio, all’interno, dei due vulcani attivi e quindi, risiedono stabilmente nella “zona rossa”, direttamente interessati dal rischio vulcanico. E qui vi è la necessità di promuovere azioni per favorire l’abbassamento progressivo della densità abitativa nelle aree a rischio ed in tutta la fascia costiera. Ma gran parte della popolazione metropolitana, è interessata da un rischio comunque rilevante, in quanto residente nella cosiddetta “zona gialla”, molto più ampia della prima. Si tratta di quella popolazione che abita la fascia di territorio che dovrebbe essere interessata solo dagli effetti “secondari” di una eventuale eruzione, quindi, comunque potenzialmente interessata da una notevole percentuale di rischio, e soggetta ad evacuazione».
«La situazione delle aree interne della Campania, è però altrettanto grave, sebbene esattamente all’opposto. Qui il fenomeno deflagrante consiste nell’abbandono delle campagne e del territorio e sta producendo una continua e progressiva riduzione della popolazione irpina, sannita, cilentana e dell’alto casertano, con il conseguente depauperamento del patrimonio abitativo, socioeconomico e culturale; ben descritto dai documenti di pianificazione regionale (Ptr) e provinciali (Ptcp). Buon senso e progetti a lunga gittata, allora – dice il coordinatore campano di Sel – il tema della città e delle aree interne dovrebbe essere declinato, aggiungendo un contenuto strategico, un sistema di azioni integrate per l’avvio di un processo di osmosi positiva che veda negli anni l’abbassamento progressivo della densità abitativa della città metropolitana di Napoli, a favore dell’aumento della popolazione delle aree interne».
«Si mitigherebbe il rischio vulcanico ed, allo stesso tempo, si irrobustirebbe l’armatura urbana, rurale e sociale delle aree interne campane, ponendo un argine al depauperamento delle aree interne e, come richiede la strategia nazionale per le aree interne, aumentando in quelle aree la densità abitativa. Oggi più che mai vi è la necessità di promuovere una alleanza tra le diverse aree della Campania a densità abitativa molto diversa, per innescare il riequilibrio territoriale. Questa la proposta di Sel sulla quale siamo pronti a collaborare», conclude.