«Un messaggio scritto da Giosuè Ruotolo, indirizzato a Trifone Ragone, trovato nella memoria del cellulare di Giosuè che però non è mai stato inviato al destinatario. Un messaggio con il quale il 26enne militare di Somma vesuviana accusato dell’omicidio dello stesso Trifone e di Teresa Costanza sembra scusarsi per il comportamento della propria fidanzata, la concittadina Rosaria Patrone», a parlarne è il Messaggero Veneto.

«So di quello che la mia ragazza ha fatto. So che è una traditrice – avrebbe scritto Giosuè nel messaggio il cui contenuto testuale è stato reso pubblico venerdì sera dalla trasmissione Quarto Grado, su Rete 4 – So che ti ha fatto del male. Non so se un giorno potrai mai perdonarla. É molto malata, è da anni in terapia e ha avuto sempre questi istinti. Io sono ancora con lei perché voglio cercare di aiutarla».

Secondo quanto rimarcato nel corso della trasmissione, per la Procura si tratterebbe di un elemento utile a provare che l’omicidio sarebbe maturato nel contesto di un odio da parte di Giosuè verso Trifone sobillato anche da Rosaria. In quel messaggio – scrive ancora il Messaggero Veneto –  risalterebbero ancora una volte le ossessioni della Patrone, già emerse nei mesi scorsi. Ma perché scrivere un messaggio del genere, “intestato” al suo commilitone, senza spedirlo? Perché Ruotolo non ha mai premuto il tasto “invio” ma lo ha lasciato, intatto, nella memoria del cellulare.

Un modo per crearsi una sorta di “alibi”? Ma soprattutto: quali comportamenti avrebbe attuato Rosaria, almeno stando alla lettura di questo messaggio, per indurre il fidanzato a chiedere scusa a Trifone? Un tentativo di lei di separare Ragone da Teresa? «Pensare che dietro a messaggi di questo tipo, come nel caso del profilo Facebook anonimo, possa ricercarsi il movente di un duplice omicidio è inverosimile. Non sta in piedi», ha commentato in trasmissione Roberto Rigoni Stern, l’avvocato di Ruotolo che è dal 7 marzo in custodia cautelare nel carcere di Belluno.