SocialPolitik, mamma mia! Questa settimana una rubrica molto forte con politici che respingono le accuse al mittente e donne amministratrici che addirittura si armano. Il sindaco di Ottaviano, Luca Capasso, replica a chi – dopo che Felice Picariello ha lasciato la maggioranza – parla di un gruppo meno forte: «“Scricchiolare” è un bel verbo, mi ha sempre affascinato. Mi ricorda i mobili antichi. Tuttavia non può assolutamente essere associato a questa amministrazione comunale, che di antico non ha nulla. È moderna, efficiente e porta a casa risultati. Ed ha un grande obiettivo: lasciare agli ottavianesi un paese migliore di come l’ha trovato».
Di tutt’altro tenore il post, invece, della “assessora” di San Gennaro Vesuviano, Mariagrazia Nappi, a cui è bastato cambiare foto del profilo per creare il panico su Facebook. L’immagine, infatti, ha raccolto qualcosa come 950 like nel giro di qualche giorno. Insomma, la Nappi si conferma tre le donne politiche più “amate” del Vesuviano.
E c’è inoltre chi si arma, come la consigliera comunale di Terzigno, Tina Ambrosio, che ha cominciato a recarsi al poligono di tiro. E sui social posta una foto e scrive: «Convincersi di essere forti: le risorse mentali sono l’arma più potente… per una buona autodifesa non basta il corpo: è necessario infatti allenare la mente a una disposizione di sicurezza e forza che diriga il fisico nel contrasto e non faccia abbassare lo sguardo. Per difendersi da qualsiasi forma di sopruso non basta la lotta, ma è necessario allenare anche lo spirito a non cedere e a restare sempre saldo di fronte a qualsiasi situazione. L’arma senz’altro più potente è comunque la capacità di dissuasione prima del conflitto, che evita implicazioni pesanti per la vittima e l’aggressore, qualunque sia l’esito dello scontro».
E parlando di “sassolini nelle scarpe” va ancora più a fondo l’ex vicesindaco di Somma Vesuviana, Gaetano Di Matteo: «Quando facevo l’assessore nel mio comune spuntarono come funghi esperti delle materie più disparate in ogni dove. Esperti di viabilità, di politiche giovanili, di Forum dei giovani, di beni confiscati alla camorra, di tributi, di monnezza, di inciuci, di pari opportunità, di divise, di statue, di piazze, di indennità. In ogni angolo della rete trovavi un esperto, incazzato perché nel governo della sua città non vi erano i Kennedy o i Sofocle o Platone, ma ragazzi che qualche genio professionista della genuflessione definì “braccia rubate all’agricoltura”. Accanto a loro si levarono le scimmie urlatrici dell’insulto, quelli che “cavolo, cosa fanno per il nostro paese questi assessori a cui devolviamo la nostra indennità”. Senza parlare dei fake spalleggiati da menzogneri dentro e fuori le istituzioni pronti a strapparsi le vesti in nome della libertà di pensiero (che poi era l’insulto sistematico a me)».