Rapinarono il supermercato Età di Ottaviano, poi vennero inseguiti da proprietari e dipendente finendo per schiantarsi sulla Statale 268. A quel punto nacque un conflitto a fuoco dove rimase ucciso uno dei titolari dell’attività commerciale, il 28enne Pasquale Prisco. A processo ci sono i due carabinieri-rapinatori, Claudio Vitale di Cercola e Jacomo Nicchetto di Mestre che pure finirono in ospedale per alcune ferite, oltre ad essere subito allontanati dall’Arma.
Ieri Claudio Vitale ha reso alcune dichiarazioni spontanee nel processo a carico proprio e del collega. «Ho agito per legittima difesa, potevo scappare ma non l’ho fatto», riporta l’edizione odierna de Il Mattino. Insomma, Vitale afferma che la pistola di ordinanza è stata estratta per difendersi da quello che sarebbe stato un assalto compiuto dai Prisco, restò gravemente ferito anche uno dei fratelli della vittima, e dai dipendenti del supermercato finito nel mirino dei carabinieri-rapinatori.
Intanto per Vitale e Nicchetto è stato chiesto il massimo della pena: l’ergastolo. A lungo si era parlato anche della possibilità che pure il gruppo all’inseguimento fosse armato di una pistola, circostanza nata dalla ferita d’arma da fuoco riportata ad un gluteo da Nicchetto. Tuttavia, le perizie hanno escluso che a sparare ci sia stata più di una bocca da fuoco, segno che il carabinieri restò colpito dalla pioggia di proiettili esplosa dallo stesso Vitale.