Vittoria, sette anni, sa tutto: sa che sua madre Melania è stata uccisa e sa che ad ucciderla è stato suo padre Salvatore. Chi le sta accanto, ogni giorno da quel maledetto giorno, l’11 aprile 2011, la definisce serena. Ma per lei la strada è ancora lunga. Perché se la vicenda giudiziaria relativa all’omicidio della sua mamma Melania Rea si è conclusa, con la condanna definita a 20 anni del papà Salvatore Parolisi, c’è l’altro lato della vicenda, quello familiare, che ancora si deve concludere e che forse non si concluderà mai.

L’ex caporalmaggiore dell’esercito ha presentato istanza per vederla: il giudice del Tribunale dei Minori oggi, nel corso di una udienza, a Napoli, ha slittato la decisione al 31 gennaio. Ha bisogno di leggere altri documenti, soprattutto le motivazioni della Cassazione. Parolisi ha ribadito anche oggi, in aula, in lacrime, che la piccola Vittoria gli manca.

Ma la famiglia Rea non ci sta e non ci starà mai: «Ha come sempre piagnucolato. Ha ucciso lui la madre, non merita di vederla». Già un paio di anni fa, ricorda il fratello di Melania, Michele Rea, Parolisi presentò la stessa istanza. Il giudice, però, la rigettò per disinteresse. «Sì perché lui non si è mai interessato a Vittoria e soprattutto, non dimentichiamo mai, è lui che ha distrutto la vita della bambina. Ha ucciso la madre, sua moglie, di cosa dobbiamo parlare più», dice da Somma Vesuviana la famiglia Rea.