«Basta con queste pagliacciate. Voglio più rispetto per mia figlia morta, per noi che soffriamo e per il mio nipotino». Batte i pugni sul tavolo, Giovanna Gifuni, la mamma della povera Enza Avino e lo fa all’indomani del nuovo nulla di fatto durante il processo per stalking a carico di Nunzio Annunziata, l’ex compagno ed assassino della 36enne di Terzigno. La signora Giovanna definisce dunque “una pagliacciata” la richiesta di ricusazione del giudice ed il conseguente rinvio della decisione in merito a dicembre, una strategia che con l’assenso alla sostituzione della toga, farebbe ripartire da zero l’intero provvedimento giudiziario.
Una beffa enorme, dopo l’atroce dolore, per i familiari di Enza: «Dopo tutto quello che abbiamo subito, dopo il dolore che ogni giorno proviamo sempre più forte, vorrei chiedere se è giusto ritrovarsi davanti agli occhi queste scene – spiega la donna – Stiamo parlando di un assassino reo confesso, di un uomo che prima di uccidere mia figlia l’ha tormentata in tutti i modi ed ho tante denunce tra le mie mani, tante carte che parlano chiarissimo».
Insomma, agli Avino non va già l’eventuale ulteriore prolungamento del processo per stalking, che tuttavia resta su un proprio binario rispetto a quello con l’accusa di omicidio e per cui Annunziata ha chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato nella speranza di ottenere qualche labile sconto di pena rispetto alla requisitoria che senza dubbio sarà quanto più dura possibile.
«Non accetterò mai che quel processo riparta daccapo – insiste Giovanna – qualora accadesse sono pronta a protestare come mai non ho fatto prima di ora. Non ho ancora idea di quello che potrò fare, ma agirò in modo da diventare un caso nazionale, perché tutti devono sapere cosa succede nella aule giudiziarie dopo la morte di una ragazza innocente».
Del resto i fatti giudiziari in merito alla vicenda di Enza non sempre sono stati tali da mettere tutti d’accordo. La stessa Giovanna ricorda infatti la decisione del Riesame che rimise in libertà il 38enne, e qualche giorno dopo avvenne il delitto. E poi ancora l’ordinanza copia-incolla che fece temere addirittura per una scarcerazione ad omicidio compiuto, fino adesso a questo procedimento che rischia di allungarsi per quanto riguarda l’imputazione di stalking. Insomma, mettendosi nei panni degli Avino non è davvero difficile riuscire a comprenderne il dolore e la rabbia.