Naturalmente non poteva fare piacere ai familiari della vittima il permesso concesso a Nunzio Annunziata, che sabato mattina è stato accompagnato al cimitero di Poggiomarino per fare visita ad uno zio materno recentemente scomparso. A parlarne, anche se con enorme misericordia, è la mamma di Enza Avino, Giovanna Gifuni, diventata frattanto paladina della battaglia contro la violenza sulle donne. Nunzio Annunziata uccise Enza, la sua ex, a Terzigno dopo anni di persecuzioni.

«Trovo anche giusto che un detenuto possa fare visita ad un parente, ma questa uscita dal carcere ha il sapore della “passeggiata”, dell’ora d’aria concessa ad un bambino rinchiuso da troppo tempo. Insomma, è andato al camposanto non sul letto di morte dello zio, non l’ha potuto realmente salutare, ne è andato al funerale. Che necessità c’era?», si chiede la donna.

Quindi un permesso concesso al killer della figlia che per la signora Giovanna non era assolutamente giustificato: «Ormai lo zio era sotterrato, anzi pare addirittura cremato, perché concedergli questa opportunità?». E poi il momento in cui la mamma di Enza ha saputo della visita: «Non sono rimasta particolarmente turbata, ormai sono poche le cose che mi stupiscono, l’importante – spiega insieme al marito Stefano – è che tutto ciò non incida sul processo e sulla detenzione di quell’uomo. Certo per un attimo ho provato amarezza per il fatto che abbia potuto respirare un’aria diversa dal carcere ma soprattutto perché in lui, quando l’ho incrociato nelle aule giudiziarie, non ho mai visto il pentimento per quello che ha fatto, per il dolore che ha provocato a noi, al figlio di Enza ed a tutti quanto le hanno voluto bene».

Poi uno sfogo: «Credo che ci voglia un bravo avvocato per ottenere permessi di questo genere, e gli avvocati bravi si pagano. Se al suo posto ci fosse stato qualcuno con una famiglia nullatenente, probabilmente non gli sarebbe stato concesso nulla, anche forse davanti ad un reato meno crudele».

E ancora: «Stiamo combattendo, stiamo naturalmente male, ed io sono molto stanca anche se ho deciso di dare tutte le mie energie a mio nipote ed alla lotta contro le violenze sulle donne. Per quanto riguarda l’assassino di mia figlia spero che torni in sé, spero che prima o poi possa realmente rendersi conto di quello che ha fatto, di quanto ha combinato. È vero mia figlia è diventata polvere e noi non possiamo più vederla e parlarle, ma ha rovinato anche la sua stessa vita, finendo in quattro strette mura».