Lo scorso giovedì 8 giugno, a partire dalle 20.30, presso i locali della Sala Comunale di Palma Campania, si è svolta la proiezione dei corti finalisti dell’ottava edizione del Premio Carpine d’Argento – CortiFestival. Un appuntamento, svoltosi con il sostegno della Pro Loco Castello di Palma e molte altre associazioni, che ormai è un classico delle manifestazioni culturali palmesi e che riscuote sempre un grosso successo, a testimonianza del forte interesse della nostra comunità per il mondo del Cinema. Il CortiFestival però è una manifestazione speciale: tratta soltanto di cortometraggi che siano aderenti a una tematica sociale. Otto i cortometraggi proiettati e sottoposti all’insindacabile giudizio di una attentissima giuria popolare.

E dopo la visione e i voti, il vincitore è stato eletto: si tratta del corto La barba, diretto da Alfredo Mazzara, che narra le vicissitudini di un eterno “perdente”, che si ritrova al capezzale del morente zio a fare i conti con il suo passato e il suo “possibile” futuro da milionario. Un divertente cast (tutti in forma, nessuno escluso), una ambientazione e una colonna sonora retrò rendono questo lavoro (quasi teatrale) un piccolo gioiellino dal gusto eduardiano. Al secondo posto, con 209 voti, si classifica Spoon River a Lampedusa, docufiction incentrato sui naufragi terribili di Lampedusa e diretto da Rosario Santella, che si ispira a Edgar Lee Masters e ad una narrazione ad impatto (grazie anche al lavoro sui dettagli del direttore della fotografia) per lanciare un messaggio fortissimo sul dramma delle morti nel Mediterraneo. Denominatore comune è invece il titolo del corto terzo classificato: regista francese (Quentin Lecocq), atmosfera surreale, attori in forma (lo strepitoso Leo Hardt) per narrare la dipendenza dal web e il conformismo con dei risvolti davvero simpatici. Con 170 voti si piazza al quarto posto il cortometraggio Vedi Napoli e poi (non) muori: incentrato su un gruppo di terroristi che vogliono colpire il capoluogo campano, la vicenda si snoda tra qualche luogo comune di troppo e un registro che spinge molto sulla commedia surreale, mossa che permette al regista, sceneggiatore, attore Ferdinando Maddaloni di regalare parecchie risate allo spettatore e un inedito punto di vista del terrorismo. A regola d’arte, titolo del quinto corto classificato, ottiene 169 voti, narrando le avventure di un giovane ragazzo affetto dalla sindrome di Down e di un guardiano di una galleria d’arte. La loro amicizia, a differenza dello sguardo “diverso” della comunità, riuscirà a guardare il mondo da un’altra prospettiva. Interessante la riflessione sull’Arte, la Critica e il Punto di vista, messa in scena dal regista  Riccardo Di Gerlando (che cura anche la parte artistica del progetto). Sesto in classifica è La condanna dell’essere, lavoro incentrato sul difficile rapporto tra Peccato e Fede, diretto da Adriano Morelli, che si avvale dell’ottimo lavoro alla fotografia di Emauele Pasquet. Il loro lavoro, tramite inquadrature precise ed un attento studio sulla luce, i colori e le ombre, mette in risalto il difficile connubio tra Realtà e Finzione, Tentazione e Resistenza, Tradizione e Innovazione. Ciliegina sulla torta, la bella interpretazione di Maurizio Casagrande e Massimiliano Rossi, che rappresentano, fisicamente e metaforicamente, i poli opposti della medaglia, la doppia faccia dell’essere umano. Scoppiettante e ironico è il cortometraggio successivo, Conosce qualcuno, che ottiene 146 voti. A dirigere c’è il giovane Daniel Bondì, che oltre a scrivere la sceneggiatura, ritaglia per sé il ruolo da protagonista, fresco sceneggiatore che è costretto ad un colloquio con un imprenditore cinematografico molto particolare. A vestirne i panni è l’istrionico Max Tortora, che regala una interpretazione convincente e divertente, riuscendo a creare un bellissimo “dialogo” a due con il regista. Un cortometraggio che spinge ad auto raccontarsi, a raccontare il Cinema e gli assurdi meccanismi produttivi che si celano dietro la “macchina dei sogni”. Divertente, metaforico e geniale. Chiude la classifica il lavoro Circolari apparenze di Davide Caracciolo, intimo e complesso cortometraggio sulla “perdita”, sulla “presenza-assenza” di chi ha perduto la Speranza di un futuro, ma che trova sempre il coraggio di guardare oltre le sconfitte di una Vita, anche se spezzata troppo presto. Si mischiano i generi, tra inquadrature “familiari” e a spalla, che regalano uno sguardo di maggiore potenza emotiva. Da rivedere per apprezzarne la complessità.

Ora non resta che passare alle fasi finali della bella manifestazione viscianese: appuntamento dunque per il 30 giugno e il primo e due luglio, giorni in cui oltre alla premiazione dei corti eletti vincitori dalla giuria popolare e tecnica, il comune napoletano vedrà svolgersi anche interessanti eventi, convegni e incontri, incentrati sul Cinema e su temi di scottante attualità.