«Credo che in questi giorni ci sia stato un aumento nella vendita delle magliette della nazionale nordcoreana, la maglia è un modo per identificarsi con la propria nazione e per esprimere l’attaccamento e l’orgoglio per il proprio Paese», tanto più in un momento di crisi come questo. È l’opinione di Luigi Franco Acanfora, amministratore di Legea, storico marchio italiano con sede a Pompei che per due mondiali consecutivi, nel 2010 e nel 2014, ha prodotto e sponsorizzato le maglie della nazionale del “regno eremita”.

E se non lo farà anche per i Mondiali in Russia del prossimo anno è solo perché i nordcoreani non si sono qualificati. Ma questo non impedisce ai giocatori di continuare a usare la maglia rosso fuoco prodotta per quelle occasioni e ai collezionisti ed ai nordcoreani all’estero di continuare a comprarla, dice Acanfora, parlando con l’Adnkronos ed escludendo qualsiasi tipo di pressione sulla sua azienda per i rapporti con Pyongyang, che continua a minacciare il mondo con i suoi test nucleari e missilistici.

«A livello politico non abbiamo mai ricevuto alcuna pressione, nessun ente governativo si è mai permesso di dirci nulla», assicura l’amministratore dell’azienda che ha sede a Pompei, ammettendo invece che, sulla rete, in particolare i blogger giapponesi non hanno risparmiato accuse. «Nel momento in cui la Fifa riconosce che una nazionale può partecipare ai mondiali, perché noi non possiamo vestirla?», si chiede Acanfora, ricordando negli anni scorsi di aver prodotto anche la maglia della nazionale iraniana, altro Paese “canaglia”. Tra l’altro, conclude l’amministratore, «la nostra azienda si trova a Pompei, come devoti alla Madonna non ci piace fare discriminazioni».