C’è un capitolo a parte dedicato al clan Fabbrocino nella oltre 360 pagine della relazione dell’Antimafia. Insomma, la cosca vesuviana per eccellenza va oltre i confini dello spazio dedicato al territorio, e viene menzionata tra i “cartelli” particolarmente pericolosi per la propria “intelligenza”, visto che agiscono senza suscitare alcun clamore.

Il boss detenuto Mario Fabbrocino

«In particolare – c’è scritto – l’operato dei sodalizi che agiscono nella provincia vesuviana, potenti e radicati nel territorio non si caratterizza per la commissione di azioni eclatanti fatte di sparatorie ed agguati. L’agire sotto traccia consente loro di infiltrare, senza clamore, le amministrazioni comunali e l’imprenditoria locale, di gestire parte della grande distribuzione e di assumere una posizione dominante nel mercato della droga».