Il fenomeno della contraffazione nell’area vesuviana e partenopea e seconda nel mondo soltanto a quella degli Usa. A parlare del fenomeno è “Il Sole 24 Ore” che riporta l’audizione dei carabinieri alle commissioni parlamentare: «Nell’analisi del raggruppamento operativo speciale dell’Arma dei Carabinieri è emerso l’intreccio tra il fenomeno della contraffazione e la criminalità organizzata, che controllano alcuni mercati degli ambulanti addirittura con estorsioni ai danni dei commercianti stessi, al fine di controllare la filiera del falso».
Inoltre, nella relazione consegnata alla Commissione dal Comando provinciale della Guardia di Finanza proprio nel corso della missione della Commissione a Napoli il 3 e 4 maggio, si legge che in Italia le aree più rilevanti per la produzione di merci contraffatte sono concentrate in alcuni quartieri di Napoli (Sanità, Pendino-San Lorenzo, Gianturco e zona Porto) e della provincia (Terzigno, San Giuseppe Vesuviano, Ottaviano, Palma Campania, Casoria, Arzano, Melito, Mugnano, Afragola), oltre che a Milano e Prato.
Nella provincia di Napoli, come si legge nella relazione sul primo semestre 2016 della Dia, i clan camorristici più coesi hanno spostato i propri interessi verso settori amministrativi, economici e finanziari, acquisendo, attraverso l’impiego di capitali illeciti, “il controllo dell’intera filiera di alcuni comparti dell’industria della contraffazione: dall’import-export di merci fino alla vendita, potendo contare su una fitta rete di punti di distribuzione disseminati in Italia ed all’estero”».