Usura, esercizio abusivo di attività finanziaria, contraffazione ed alterazione di atti pubblici, sigilli e valori bollati, emissione di assegni a vuoto ai danni di persone in difficoltà e nei confronti di titolari di attività commerciali operanti a Salerno, Capaccio Paestum, Battipaglia, Agropoli e diversi comuni del Cilento e della Piana del Sele. Queste le accuse contestate a vario titolo nei confronti di 22 persone, residenti in provincia di Salerno e di Napoli, cui la Procura della Repubblica di Salerno ha notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari, a seguito dell’inchiesta condotta dal sostituto procuratore Silvio Marco Guarriello della Direzione Distrettuale Antimafia.

L’inchiesta è quella che vede iscritti sul registro degli indagati: Salvatore Caldarelli 57 anni di Terzigno, Antonio Bosco 69 anni di Campagna, Iuvana Mirra 31 anni di Eboli, Vito Oristano 79 anni di Capaccio, Sabatino Gravinese 49 anni di di Stigliano, Lucia La Torraca 40 anni di Eboli, Vincenzo Citro 35 anni di Capaccio, Francesca Caldarelli 50 anni di Terzigno, Rosa Caldarelli 30 anni di San Giuseppe Vesuviano, Antonio Rita 50 anni di Battipaglia, Giuseppe Ontano 58 anni di Battipaglia, Gaetano Pirozzo 48 anni di Capaccio, Antonio Salerno 59 anni di Altavilla Silentina, Antonio Abagnara 28 anni di Pagani, Matteoantonio Sicignano 34 anni di Pagani, Adriano Pellegrino 44 anni di Napoli, Maurizio Rossomando 57 anni di Capaccio, Franco Sabia 48 anni di Capaccio, Luigi Terruzzi 35 anni di Sala Consilina, Francesco Esposito 79 anni di Pagani, Vincenzo Capuano 60 anni di Castel San Giorgio.

I fatti contestati sarebbero stati posti in atto nell’arco temporale compreso tra il 2013 ed il 2015. Indagate anche altre due persone, decedute però nel corso delle indagini. I fatti contestati risalgono al periodo tra il 2013 e 2015: numerosi i valori bollati alterati, alcuni dei quali sarebbero stati utilizzati anche per la cancellazione, presso la Camera di Commercio di Salerno. In un caso, alterato anche il timbro del Comune di Agropoli, utilizzato successivamente in calce ad una quietanza liberatoria di un assegno. Nel mirino anche un assegno rubato e falsificato a beneficio di una ditta intestata ad uno degli indagati. Non solo: approfittando della difficoltà economica di alcuni imprenditori, accogliendo la richiesta di posticipare l’incasso di alcuni assegni, venivano applicati tassi usurai fino al 500%. Ora gli indagati avranno a disposizione venti giorni per rendere interrogatorio dinanzi al magistrato o presentare memorie difensive e produrre prove a loro discolpa. Trascorso il termine, il sostituto procuratore Guarriello chiederà o meno, al Gip, il rinvio a giudizio.