Una lettera di un testimone di giustizia ad un camorrista, al camorrista. A scriverla è Gennaro Ciliberto di Somma Vesuviana, che con le sue denunce ha contribuito a fare catturare gli estorsori che lo martorizzavano, e oggi combatte ancora la sua battaglia per la legalità non senza rischi quotidiano. È lui che si rivolge a Raffaele Cutolo chiedendogli di pentirsi.
Ecco il testo della lettera:
Signor Raffaele Cutolo, oramai sono decenni che Lei è in galera e da come si apprende da fonti giornalistiche è anche molto malato. Del suo passato se ne sono fatti libri e film ma ad oggi Lei per molti resta il boss della Nco.
Credo che la sua mente lucida abbia più volte pensato a collaborare con la giustizia ora è anziano ma in sé ci sono quei segreti a cui la giustizia, quella vera darebbe un significato.
Sapere i perché è i colpevoli di tanti delitti e rompere quel muro di silenzi e coperture sarebbe un atto di coraggio.
Vede Lei ha una figlia e credo che la stessa un giorno sarebbe fiera se il padre desse quella svolta alla sua vita e venga ricordato non solo per il boss della Nco ma anche per un uomo che ha dato verità.
Anni ed anni di sangue certo non si cancellerebbero in un suo collaborare ma oggi in questo momento Storico abbiamo bisogno della verità quelle che Lei conserva dentro di sé e che solo Lei può gridare. Dia inizio ad una stagione di verità e giustizia.
Lo faccia per se stesso, si liberi di quel buio che oggi è dentro di Lei e faccia ciò che andrebbe fatto. Sono certo che Lei si fiderà di qualche buon magistrato e di quella giustizia che è ancora troppo lontana dalle nostre terre e che spesso viene ostentata ma quasi mai diventa realtà.