Inversione killer sulla Tangenziale di Napoli, è un verdetto a dir poco choc quello arrivato ieri mattina al termine del processo di secondo grado. Aniello Mormile, il 31enne dj imputato per l’incidente in cui hanno perso la vita la fidanzata Livia Barbato e il commerciante Aniello Miranda (di San Giuseppe Vesuviano, con parenti a Terzigno e residente nell’area torrese) è stato condannato dai giudici della Terza sezione della Corte d’assise d’appello di Napoli a dieci anni di reclusione: cinque per ognuna delle due vittime del tremendo schianto.
Il collegio giudicante ha dunque dato pieno accoglimento alla linea portata avanti dagli avvocati Gaetano Porto, Stefano Montone e Gaetano Baccari, difensori di Mormile. Dopo la condanna a vent’anni rimediata dal 31enne in primo grado, i legali del dj avevano infatti chiesto che il capo di imputazione venisse derubricato da duplice omicidio volontario a duplice omicidio colposo. Un punto di vista secondo il quale quella maledetta inversione compiuta sulla Tangenziale di Napoli all’alba del 25 luglio del 2015 sarebbe stata dettata esclusivamente dall’abuso di alcol che il giovane aveva fatto nelle ore precedenti e non, come sostenuto invece dalla pubblica accusa, dall’intenzione di uccidere la fidanzata Livia, magari come forma di vendetta in seguito a un litigio. Nello schianto rimase ucciso anche Aniello Miranda, che stava semplicemente andando a lavorare.