Lunedì la cassazione ha pronunciato la parola fine alla vicenda dell’assassinio di Enza Avino, confermando il verdetto di 30 anni inflitti in primo grado a Nunzio Annunziata e già confermati in secondo grado. A nulla è valso il tentativo della difesa di far decadere le circostanze aggravanti dell’omicidio come la premeditazione del gesto. Dopo quasi quattro anni da quel lontano giorno del settembre 2015, la suprema corte ha negato anche l’ultima speranza per Nunzio Annunziata di ottenere uno sconto di pena.

In questi quattro anni di calvario a tenere accesa l’attenzione su questa storia sono stati la mamma di Enza, Giovanna Gifuni e il figlio di Enza, Carmine che recentemente in prima persona volle che il programma “Amore Criminale” trattasse questa storia. Una condanna che non potrà mai del tutto restituire quella serenità che i familiari di Enza hanno perso, anche a seguito delle tante denunce che la donna fece e che non fermarono quella che in seguito si sarebbe trasformata in una mano assassina. Da quel giorno infatti Nunzio non è più uscito di carcere e soprattutto sembra che non abbia mai mostrato alcun pentimento per il gesto da lui compiuto. Forse giustizia è fatta, forse davvero è finito questo lungo calvario giudiziario, ed ora finalmente è emersa quella verità processuale che riuscirà a spiegare il perché di quel gesto, perché Enza è morta e cosa non abbia funzionato nella macchina della giustizia prima di quell’omicidio.