Indossano tutti la tuta nera della loro scuola, la prima media dell’Istituto comprensivo Giusti di Terzigno, e sono agitatissimi perchè l’occasione è una di quelle che non si dimenticano: con la loro insegnante, sono arrivati oggi alla Camera dei deputati a Roma per ricevere un premio. Il riconoscimento della Federazione Diabete Giovanile (Fdg) per il racconto corale che hanno scritto e che descrive cosa significhi per loro il diabete attraverso gli occhi di una compagna malata. Ed è proprio Alessia, la compagna malata affetta da diabete sin da piccolissima, la più emozionata. La voce narrante è quella di Alessia, ma l’intera classe si alterna nel leggere la sua storia, tutta condensata nel titolo del racconto: “Il veleno proibito”.
«Lo zucchero è sempre stato sin dalla mia nascita, il mio desiderio proibito, un veleno tanto dolce quanto fatale. Il diabete è ormai diventato un compagno di vita, mi tiene a braccetto, trascinandomi su di una strada buia, ricca d’imprevisti e sacrifici da compiere. Per mia fortuna non sono mai stata da sola, i miei genitori sono la luce inesauribile»: inizia così il racconto di Alessia. E continua: «Ricordo quelle che sarebbero dovute essere le mie maestre della scuola d’infanzia guardarmi con astio, disprezzo… mi costrinsero a cambiare scuola, non ritenendosi all’altezza di affrontare “un’alunna problematica” come me. Non incontrai affetto neanche dai miei compagni che mi torturavano con parole velenose e gesti ostili… Mi sono chiusa nel mio universo freddo, creando una corazza impossibile da scalfire o da penetrare, tra le mie quattro mura di solitudine».
Le scuole medie, però, «sono state una svolta assolutamente positiva per i miei anni di solitudine»: è il turno di Alessia a leggere, ma non regge all’emozione e scoppia a piangere. Tutti i compagni la abbracciano in cerchio, e lei prosegue: «Gli sguardi straniti il primo giorno di lezione non mancavano, tutti sapevano della mia ‘particolarità’, nonostante ciò, durante l’ora di ricreazione, una ragazza si è avvicinata presentandosi ed unendomi al suo gruppo di amici. A migliorare la situazione ha contribuito “il mio amico fidato”, il micro iniettore di insulina, che mi ha consentito di scongiurare le mie crisi di glicemia».
Ora sorridono tutti: «Da quel momento il mondo ha riacquistato il colore, avevo compagni con cui parlare divertirmi e sfogarmi, da invitare a casa o da chiamare quando mi sentivo sola. Allora la morsa soffocante del diabete è svanita, insieme a tutta l’angoscia portata con sé, lasciandomi libera di vivere serenamente. Oggi quegli amici sono ancora al mio fianco, mi aiutano nei momenti difficili, mentre la figura oscura del diabete è svanita nella sua stessa solitudine». Alessia ed i suoi compagni si stringono ancora una volta e mostrano felici il premio: un melograno d’argento simbolo di unione e inclusione.
«All’inizio sono entrata in crisi, avevo paura – racconta l’insegnante, Silvana Casillo – ma la mia fortuna è stata avere una classe come questa, perchè spesso i ragazzi sono più saggi di noi adulti». Cosa hanno fatto? È bastato uno sguardo e poi, come per un tacito accordo, è nato un patto tra tutti loro: ogni compagno che a turno si sedeva accanto ad Alessia ha iniziato ad aiutarla a misurare e controllare la glicemia. Da quel momento il diabete non è stato più il mostro che divide ma un nuovo amico, sia pure complicato, che unisce. «Uno per tutti, tutti per uno», scandiscono all’unisono i ragazzi della prima A.