Adolfo Greco non sta bene e ottiene la scarcerazione. Nel tardo pomeriggio di ieri, i giudici del tribunale di Torre Annunziata hanno accolto la richiesta dei legali dell’imprenditore di Castellammare di Stabia, legato al superboss Raffaele Cutolo e in carcere da oltre un anno per estorsione aggravata dal metodo mafioso nell’ambito dell’inchiesta “Olimpo”. Il collegio difensivo di Greco, formato dagli avvocati Vincenzo Maiello, Ettore Stravino e Michele Riggi, ha presentato una nuova richiesta di sostituzione della misura a causa delle gravi condizioni di salute dell’imprenditore 67enne, stavolta accolta dai giudici. Secondo i difensori, la grave condizione di salute di Greco è andata peggiorando giorno dopo giorno, con una forte depressione che l’ha spinto a non presenziare neanche in videoconferenza alle udienze del processo che lo vede imputato per gravi reati. A Greco sono stati riconosciuti gli arresti domiciliari con divieto di risiedere in Campania. L’imprenditore stabiese ha lasciato il carcere di Secondigliano ed ora è piantonato nella clinica Hermitage di Napoli.
Una volta migliorate le sue condizioni, tornerà a casa, fuori regione. La difesa aveva chiesto alla presidenza del collegio giudicante di concedere i domiciliari presentando i referti di alcune visite mediche. Nelle precedenti due occasioni la richiesta era state respinta. Questa volta, l’ennesima visita medica e il relativo referto hanno convinto le toghe a concedere la scarcerazione a Greco. Nel periodo di reclusione Greco ha perso 30 chili e, secondo i suoi legali, avrebbe manifestato preoccupanti problemi di salute. Arrestato nell’ambito dell’inchiesta Olimpo, era in carcere dal 5 dicembre del 2018 ed è accusato di aver imposto l’assunzione di un giovane a un supermercato essendo il nipote di un boss dei D’Alessandro, Paolo Carolei; e anche di aver concordato un’estorsione “con sconto” per un imprenditore di Agerola, taglieggiato dal clan Afeltra, al quale proprio Greco l’aveva spinto a rivolgersi per pagare il pizzo. Adolfo Greco è anche l’unica vittima di estorsione ad essersi costituito parte civile contro il clan Cesarano e il boss Luigi Di Martino ’o profeta. Secondo l’accusa, il 67enne era vessato dai clan di Castellammare di Stabia, ai quali pagava “volentieri” il pizzo. In una delle intercettazioni ambientali, è stata ricostruita la visita di Teresa Martone, vedova del boss Michele D’Alessandro e mamma dei reggenti Pasquale e Vincenzo, che impose un’estorsione da 5mila euro per sostenere la detenzione in carcere dei due rampolli di camorra. La difesa punta ad evidenziare l’inesistenza di qualsiasi tipo di collegamento con il mondo della criminalità, anche se pesa come un macigno la condanna a fine anni ’80 per aver comprato il Castello Mediceo di Ottaviano per conto di Raffaele Cutolo, che lo indica anche come suo uomo di fiducia durante le trattative per la liberazione dell’assessore regionale Cirillo, rapito dalla Brigate Rosse nel 1981 e liberato dopo l’intervento di “don Raffaè”.