“Chi è povero ha più paura della fame che del coronavirus e accetta di sottoporsi a cappi schifosi”. Don Peppino Gambardella, prete operaio di Pomigliano, il ‘sacerdote di Luigi Di Maio’, lancia un grido disperato per i poveri e le nuove povertà che la pandemia ha esasperato ancora di più. Ogni giorno il sacerdote tiene un diario nel quale registra meticolosamente tutto quello che si è riusciti a fare, con l ‘aiuto dei volontari, per un povero in più. “Il Papa ha ragione – dice il prete operaio all’Adnkronos-. Noi invitiamo a denunciare i casi di usura ma chi è povero e si trova nelle ristrettezze, accetta pure di sottoporsi ai cappi più schifosi”. Il ‘prete di Di Maio’ racconta la sua quotidianità: “Ogni giorno c’è qualche nuovo povero che viene a chiedere aiuto. La forbice si sta allargando sempre di più, la classe media non la vedo più esistente”. Ieri, alla porta di don Peppino si è presentata una vedova con figli che lavora in un calzaturificio chiuso per Covid. “Ora è in disoccupazione e non le arrivano nemmeno i soldi della disoccupazione- spiega il prete operaio -. Tante volte è stata alla Caritas ma per vergogna ogni volta tornava indietro. Noi la abbiamo aiutata”. Chi viene aiutato, spiega don Gambardella, come in una perfetta catena di solidarietà, aiuta a sua volta: “Si tratta di reimpostare le nostre comunità. Dopo la pandemia non si potrà essere come prima”. Il sacerdote operaio guarda preoccupato anche alle tensioni sociali, “sempre in agguato dietro l’angolo”.