Elia Nunziata, catturato ieri a Palma Campania dai carabinieri di Castello di Cisterna, è un personaggio piuttosto famoso nella malavita locale. L’omicidio risale al 21 ottobre del 1991, e in un ritratto di Repubblica di qualche tempo fa, Nunziata viene alla paranza che assalta i tir nel nolano: tanto che l’allora padrino Carmine Alfieri, il super boss di Nuova Famiglia, fa arrivare il messaggio che devono calmarsi. Quella sera, alle 9, Nunziata individua il rimorchio guidato da Lamperti. Quell’autista ha solo 28 anni, viene da Olgiate Comasco dove fa anche il volontario, sta trasportando 400 sacchi di nocciole, “superlative” avrebbero detto i vecchi del paese: una qualità superiore, prelevate a Roccarainola, destinate al cioccolato svizzero, carico che vale 70 milioni di lire dell’epoca.
Repubblica scrive ancora: «Così, affiancato dai rapinatori, Lamperti oppone resistenza. La banda gli punta la pistola, lui pensa a salvare il carico, ma lo raggiungono due pallottole in pieno petto. Lo trovano col piede sul freno, forse voleva evitare di invadere l’altra corsia. L’inchiesta punta subito su Elia Nunziata, Sergio Malinconico e Salvatore Prisco (ma questi ultimi successivamente usciranno dal processo). Della loro banda, sa molte cose Clemente Vinciguerra, che è il primo a pentirsi, e ad accusare l’amico “Elia”. Nel 1996 Nunziata è condannato all’ergastolo in Corte d’Assise a Napoli. Ma ci vorranno ben 11 anni perché, nel febbraio del 2007, il verdetto venga confermato in Appello. Nel 2008, la Cassazione rende definitiva la sua condanna e scatta la cattura: Nunziata viene acciuffato all’ippodromo di Tor Bella Monaca, a Roma ha buoni appoggi e relazioni di vario livello, è sospettato anche di riciclaggio e di ospitare summit».