Oltre un secolo di carcere per 13 dei 15 imputati. È questa la pesante richiesta di condanna avanzata dalla pm Ivana Fulco, della Direzione distrettuale Antimafia di Napoli, nel processo in corso al tribunale di Torre Annunziata contro la costola di narcotrafficanti legata ai Tamarisco del rione Poverelli. Un intreccio tra vari clan di camorra del Napoletano, il gruppo dell’Est Europa, la ’Ndrangheta e i cartelli sudamericani, che riuscivano ad importare carichi di cocaina nascosti tra le banane. Con i fratelli Domenico e Bernardo Tamarisco, già condannati in via definitiva a 20 anni di carcere ciascuno, ieri per gli altri uomini legati al gruppo è arrivata la dura requisitoria dell’accusa, condita dalle dichiarazioni del pentito Claudio Scuotto, cugino del super trafficante napoletano Davide Scuotto. Stesso cognome, stessa garanzia per l’import di cocaina dall’Ecuador, attraverso i canali e le rotte percorsi anche dal gruppo di Raffaele Imperiale, il super latitante di Castellammare, il clan Amato-Pagano di Napoli, il gruppo Tamarisco di Torre Annunziata e gli intrecci con varie fazioni della criminalità organizzata italiana ed europea.

Chiesta la condanna a 12 anni di carcere per Igor Alexic, Antonio Liccardi, Antonio Romano (classe1984) ed Enrico Russo. Pena di 9 anni, invece, per Giancarlo Autiero, Giovanni Cortese, Alfredo De Maria, Alessandro Lamesa e Alfonso Fiorente. Otto anni di carcere per Pasquale Russo, 6 anni per Anna Iavarone, 5 per Sergio Romano, 3 anni e mezzo per Antonio Romano (classe 1991). Unica assoluzione richiesta dall’accusa per Davide Lamesa, figlio di Alessandro: non conosceva i destinatari dei finti bonifici che servivano a pagare partite di cocaina. Infine, non si potrà procedere contro Gennaro Iavarone, nipote del narcos latitante Salvatore Iavarone, morto in Ecuador in situazioni misteriose.