Conosciamo il giovane e brillante avvocato Alfonso Di Palma , Presidente dell’Unione Giovani Penalisti di Nola che ci parla delle criticità dell’avvocatura ai tempi del Covid .

Avvocato Di Palma, si racconti in breve . Come nasce il suo collegamento con la professione forense ?

Ho 34 anni, sono un avvocato penalista originario di Brusciano, presidente di “Unione Giovani Penalisti di Nola”, associazione che ho fondato nel 2017 insieme ad un gruppo di giovani e validi colleghi con i quali condivido ancora oggi la passione per questa splendida professione. Il lavoro dell’avvocato inizia dove gli altri hanno pensato che non vi fosse più nulla da dire.
Fin dagli anni universitari ho orientato la mia formazione verso le discipline penalistiche con l’obbiettivo di approdare all’esercizio della professione forense, ho frequentato così diversi corsi formativi volti all’approfondimento di tali tematiche, accompagnandoli con un’estenuante pratica forense.

Mi parli brevemente dell’accesso alla professione forense. In cosa consiste l’esame?

All’esame per l’abilitazione all’esercizio della professione di avvocato si accede dopo aver compiuto proficuamente 18 mesi di pratica forense. L’esame consiste nello svolgimento di tre prove scritte ed una prova orale successiva al superamento delle prime. Un sistema di verifica totalmente anacronistico che per giunta quest’anno è stato rinviato a data da destinarsi a causa della pandemia, creando un ulteriore disagio per gli aspiranti avvocati.

Da dove nasce la sua critica verso le modalità di svolgimento dell’esame?

Le fallacie del sistema di verifica sono diverse. La modalità di svolgimento dell’esame risale al 1934, nel 2020 è davvero raro che un avvocato si occupi di stilare pareri pro veritate, ed ancor più di utilizzare ai fini della stesura dell’elaborato codici cartacei, carta e penna. È prevista, inoltre, una sola sessione di esame all’anno, con tempi di correzione degli scritti troppo lunghi, per cui spesso l’esito dell’orale non è noto prima dell’avvio della sessione di scritti in programma per l’anno successivo. Il sistema di valutazione, poi, è troppo discrezionale.

Che ne pensa delle ultime riforme in materia forense?

Non hanno fatto altro che rendere ancora più arduo il già difficile percorso ad ostacoli per l’inserimento nel mondo del lavoro dei giovani professionisti. L’ultima riforma della disciplina sull’abilitazione al patrocinio del praticante avvocato ha introdotto la figura del patrocinio sostitutivo, per cui il praticante avvocato abilitato non può più avere cause proprie ma può patrocinare esclusivamente in sostituzione del dominus. Inoltre, con diversi provvedimenti, sono stati introdotti una serie obblighi a carico del professionista che hanno reso economicamente più onerosa la permanenza dell’iscrizione all’albo, tra cui l’obbligo di iscrizione alla cassa previdenziale di categoria e l’obbligo di dotazione di una polizza assicurativa e di un indirizzo di posta elettronica certificata.

A suo avviso quali sono le patologie che affliggono la giustizia penale?

Sono tante, sono troppe. Ad iniziare dalla durata irragionevole del processo che oggi si celebra sempre più sui media e non nelle aule di tribunale, passando per la carenza di risorse destinate all’amministrazione della giustizia, la sussistenza di un inarrestabile populismo penale legislativo e giudiziario e di istituti processuali obsoleti che reclamano una non più rinviabile riforma organica della giustizia. Un legislatore troppo social che dimentica la funzione sociale dell’avvocato.