È soddisfatta per l’ergastolo inflitto al patrigno ma non del verdetto emesso nei confronti della madre. La Procura di Napoli Nord, con il sostituto procuratore Fabio Sozio, ha presentato istanza di appello ai giudici di secondo grado di Napoli. Vuole che Valentina Casa, la mamma del piccolo Giuseppe, il bimbo ucciso il 27 gennaio 2019 a Cardito, sia condannata. L’aspetto sotto il profilo omissivo, anche per l’omicidio del figlio e il tentato omicidio della figlia.
La richiesta
Per i sostituti della Procura di Napoli Nord Fabio Sozio e Paola Izzo, la sentenza, emessa nel novembre scorso, sarebbe illogica e contraddittoria sotto vari aspetti, tanto da preannunciare nell’atto di appello la richiesta di escutere diciotto testimoni, tutti già sentiti in primo grado, dagli ufficiali di polizia giudiziaria che intervennero ai vicini di casa, dal medico legale ai consulenti tecnici, con l’obiettivo di fornire alla Corte un quadro chiaro con prove idonee, peraltro già presentate in primo grado, a condannare la Casa per non aver fatto nulla per difendere i propri figli. Non è improbabile che la Procura, quando ci sarà il processo d’appello, possa chiedere una condanna elevata, se non proprio l’ergastolo, per la Casa.
I fatti
Nell’atto di appello, i due pubblici ministeri ripercorrono la tragica mattina di domenica 27 gennaio 2019. Quando nella casa di via Marconi a Cardito, Badre uccise letteralmente di botte il piccolo Giuseppe. Percosse gravemente anche la sorellina Noemi, salvata solo per l’intervento dei sanitari, avvenuto molte ore dopo e su richiesta del fratello di Badre. I due pm scrivono di «martirio dei due bambini», e di madre inerme di fronte alle violenze commesse dal compagno, anzi attiva nel cercare di nascondere le tracce del «martirio».