Recluso nel carcere di Capanne, a Perugia, con una condanna all’ergastolo per omicidio, un detenuto napoletano è evaso. Ha approfittato della sua permanenza all’esterno dell’istituto dove stava svolgendo attività lavorativa. «L’uomo era ammesso al lavoro ai sensi dell’articolo 21 dell’Ordinamento penitenziario nell’area esterna del carcere. Ha colto l’occasione per fuggire, presumibilmente, scavalcando una cinta bassa. Vista anche l’esiguità del personale presente nei servizi esterni – spiega Fabrizio Bonino, segretario nazionale Sappe per l’Umbria -. Una evasione frutto della superficialità con cui sono trattate e gestite le molte denunce fatte dal sindacato sulle condizioni di sicurezza dell’istituto».

«Adesso è prioritario catturare l’evaso – aggiunge Donato Capece, segretario generale del Sappe – ma la grave vicenda porta alla luce le priorità della sicurezza (spesso trascurate) con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini della polizia penitenziaria del carcere di Capanne. Nel 2020 si sono verificate nelle carceri italiane 81 evasioni da istituti penitenziari, 15 da permessi premio, tre da lavoro all’esterno, otto da semilibertà e 13 mancati rientri di internati. Serve un potenziamento dell’impiego di personale di polizia penitenziaria nell’ambito dell’area penale esterna e dei presidi di polizia sul territorio – anche negli Uffici per l’esecuzione penale esterna – per farsi carico dei controlli sull’esecuzione delle misure alternative alla detenzione, delle ammissioni al lavoro all’esterno, degli arresti domiciliari, dei permessi premio, sui trasporti dei detenuti e sul loro piantonamento in ospedale. E per farlo, servono nuove assunzioni nel corpo di polizia penitenziaria».