Si è pentito dopo l’arresto a fine maggio con l’accusa di essere uno dei due esecutori materiali del tentato omicidio del ras rivale Umberto Piscopo. Il reggente del clan Piscopo-Ponticelli con base a Massa di Somma e San Sebastiano al Vesuvio. Si tratta del 31enne Antonio Terracciano, capozona dell’omonima cosca, che ha deciso di iniziare a collaborare con la giustizia. Ad annunciarlo è il quotidiano Roma oggi in edicola. Lo ha fatto ancora prima che il provvedimento cautelare da cui è colpito venisse vagliato dai giudici del Riesame ed è già sottoposto a diversi interrogatori da parte dei pubblici ministeri della Dda.
Il Roma scrive: «Proprio davanti al tribunale delle Libertà è in compenso maturato anche un altro colpo di scena, che ha però visto protagonista l’altro presunto responsabile dell’agguato. Vale a dire il 50enne Umberto Scognamiglio, alias “Alberto”. Si è visto annullare l’accusa di aver preso parte attivamente al raid scattato il 3 maggio del 2018. Per lui resta dunque in piedi soltanto l’imputazione per armi, motivo per cui almeno per il momento rimarrà ancora detenuto».