Un lavoro di nove ore al giorno per 5 giorni, tremila euro netti al mese. Eppure Gerardo Napoli, 49 anni, amministratore unico dell’azienda di logistica Napolitrans, non riesce a trovare autisti. Un lavoro di certo non facile, ma di sicuro ben retribuito. “La mia azienda consegna alimentari alla grande distribuzione” dice al ‘Corriere della Sera’. “Siamo arrivati a 80 milioni di fatturato ma potremmo fare di più: il nostro giro d’affari è limitato dalla mancanza di personale”. E dire che di personale ne servirebbe parecchio, ben 60 conducenti. Che però, stando alla testimonianza di Napoli, non si trovano.

Un paradosso in una regione che ha un’enorme problema di disoccupazione. E se venissero assunti una parte dei lavoratori licenziati dalla Whirlpool di Napoli? “Non possiamo farci carico noi del costo della patente. Si fa presto a fare i conti: 6 mila euro per 60 lavoratori equivarrebbero a 360 mila euro, un investimento troppo oneroso”. Insomma, dovrebbe pensarci lo Stato. Certo riqualificare i lavoratori vuol dire anche questo. Il 49enne ha assicurato che l’azienda assume solo con il contratto nazionale della logisitica e che di conducenti c’è effettivamente un gran bisogno.

Il caso della Napolitrans non sembra isolato. Secondo Anita, l’associazione di Confindustria che rappresenta le imprese di autotrasporto merci e logistica, all’appello mancherebbero 5mila autisti, un numero che potrebbe arrivare addirittura a 17mila alla fine del prossimo biennio. Le cause sono tante, le soluzioni non certo semplici. Un’ipotesi potrebbe essere quella di puntare sulla manodopera in arrivo dall’estero. La proposta di Anita è in sostanza quella di inserire una quota dedicata agli autisti nel decreto flussi, per favorire il reclutamento di immigrati che dovrebbero lavorare nelle aziende italiane. “Noi chiediamo una quota riservata esclusivamente per i conducenti di mezzi pesanti” ha fatto sapere l’associazione.