«Ammetto l’addebito. È da due settimane che vendo droga, ma solo per procurarmi le dosi. Prima non l’avevo mai fatto, ho sempre lavorato come barbiere. Non sono nemmeno tanto tagliato per spacciare: mi è capitato di perdere la “roba” e di pagarne le conseguenze». Il 3 febbraio sera scorso Antonio Pinto, 37enne incensurato di Somma Vesuviana, è finito arrestato in località “Cisternina” a Castello di Cisterna. Lo racconta il quotidiano Roma oggi in edicola. I fatti dopo che i militari dell’Arma lo avevano visto aggirarsi in maniera sospetta tra le palazzine di edilizia popolare. Inseguito e raggiunto dagli inseguitori, era in possesso di 51 “palline” di cocaina, 10 dosi di crack e 183 euro in banconote da vario taglio. Da ciò l’accusa di detenzione di droga a fini di spaccio, per la quale è finito davanti al gip per l’interrogatorio.
In quella sede, assistito dall’avvocato Francesco Buonaiuto, ha ottenuto gli arresti domiciliari. Decisiva, nella strategia del penalista, è l’assenza di precedenti condanne a carico dell’indagato e la confessione resa durante l’interrogatorio. «Ammetto l’addebito. Effettivamente mi trovavo presso la “Cisternina” per spacciare, ma solo per procurami la dose giornaliera. Da quando sono uscito dal carcere non ho più riallacciato i rapporti con la mia famiglia, che non mi vuole più vedere. I soldi sequestrati sono il provento dello spaccio. È da due settimane che spaccio, prima non lo avevo mai fatto».