Confronto tra accusa e difesa su aggravante della premeditazione. Mostrato il coltello con il quale Pinotto Iacomino ha inferto la morte a Ornella Pinto, oggi. E’ avvenuto nel corso del processo in corso a Napoli per l’omicidio dell’insegnante di sostegno di 40 anni. Era madre di un bambino di cinque e finì uccisa a coltellate dall’ex, padre di suo figlio, all’alba del 13 marzo 2021 a Napoli. Un omicidio commesso malgrado la presenza del bambino. Durante l’udienza, il sostituto procuratore di Napoli Fabio De Cristofaro (sezione IV – Fasce Deboli) ha mostrato alla giudici della Corte di Assise l’arma del delitto e alcuni coltelli sequestrati nell’hotel dal quale Iacomino, secondo l’accusa, avrebbe preso quello adoperato per uccidere Ornella. Una tesi sostenuta anche dal legale della famiglia Pinto, l’avvocato Mino Capasso ma contestata dal difensore dell’imputato e dal suo consulente.

L’ aspetto è particolarmente importante in quanto strettamente legato all’aggravante della premeditazione contestata all’imputato e che porta a contemplare nel calcolo della pena anche l’ergastolo. L’avvocato difensore infatti sostiene che l’omicidio di Ornella sia giunto al culmine di una lite e che Iacomino non era armato quando, alle 4 del mattino, si è recato nell’abitazione che aveva condiviso con la donna e il loro figlio. Lì poi colto da un raptus ha impugnato un’arma trovata in casa e assassinato la ex.