Un crollo, quello subito da Netflix nelle ultime ore, che ha dell’inaspettato. In un periodo storico come questo, con le sale ai guadagni minimi e  lo streaming che diventa sempre di più strumento di fruizione privilegiato non solo degli utenti, ma anche delle case di produzione, il crollo del «gigante delle serie tv» è inatteso, ma soprattutto, preoccupante. Nell’after hour, il titolo ha perso il 25% nel primo trimestre, con ben 200mila abbonamenti in meno rispetto alla curva, sempre crescente, degli ultimi 10 anni. Un dato preoccupante legato, in parte, anche al dilagare di nuove piattaforme come Amazon Prime Video e Disney+, che soprattutto durante la pandemia, hanno avuto un incremento di iscritti non indifferente.

Secondo le previsioni di Bloomberg, Netflix pare abbia previsto di perdere entro il secondo trimestre fino a 2 milioni di utenti, rendendo il 2022 il suo peggio anno. Alla base di questo crollo, ci sono diversi fattori con cui qualsiasi società di streaming è costretta a fare i conti. Essendo Netflix una delle prime  ad essere approdata online ne sta scontando le conseguenze in tempi più ristretti rispetto alle altre. Questo non esclude che problematiche del genere possano essere affrontate in futuro da altri giganti dello streaming. Una crisi, quella di Netflix, che ha portato ad un calo del 40% solo quest’anno. Ad appena un mese dalla notte degli Oscar e i successi riscontrati con “Tick,Tick, Boom!”, “The Power of The Dog” ed “È stata la mano di Dio”, Netflix affronta la sua più grande crisi dal 2011.