«Da oggi in poi qua comandiamo noi». Per stare tranquillo, un noto panettiere titolare di vari negozi tra Napoli e provincia è costretto a consegnare, a fine mese, tremila euro. «Quale tassa (mensile, ndr)» sui suoi guadagni «per contribuire alle mesate (stipendi, ndr) per le mogli dei carcerati». È uno degli episodi estorsivi documentati tra i quartieri Miano, Chiaiano, Piscinola e Marianella di Napoli dai carabinieri della compagnia Vomero. Ieri hanno notificato sei provvedimenti di fermo emessi dalla Dda nei confronti di altrettanti presunti «emissari» di un gruppo malavitoso.
Non solo. Dopo tre mesi gli «emissari» si sono rifatti vivi per aumentare la loro «tassa» da tremila e cinquemila euro. Perché, hanno spiegato alla vittima, «…teniamo troppi carcerati da mantenere». Alla quota fissa di 5mila euro, inoltre, al commerciante è anche chiesto di aggiungere «10 centesimi per ogni chilo di pane venduto», pena la sua estromissione «dal giro del pane» in favore del clan. E avrebbero preteso anche 12mila euro in pochi giorni. Emerge dal provvedimento di fermo – notificato dai carabinieri della compagnia Vomero e dalla Polizia di Stato di Napoli – con la quale la Dda ha «neutralizzato» otto presunti estorsori.
Al panettiere l’imposizione dell’aumento della “tassa” era stata formulata prima nel corso di un incontro in un bar e poi nell’abitazione di uno degli indagati.