Un caffè, il piatto di pasta, la birra e il bicchiere di vino. E se fino a ieri le bollette “impazzite” erano roba da commercianti imbufaliti, adesso il conto si ribalta sul consumatore. E sulle abitudini più radicate di ognuno. Le bollette (non fa quasi più notizia), sono schizzate verso l’alto.
I consumatori
Un esempio su tutti. Al di là della stangata relativa al gas e all’elettricità, i fornitori delle materie prime alimentari hanno praticato già tre o quattro rincari dall’inizio dell’anno, quando in passato – secondo i ristoratori – questa dinamica si verificava una volta l’anno o anche a livello biennale. «Già a febbraio – spiega ancora Sabrina Gardonio del bar Pecora Nera a Pordenone – abbiamo praticato il primo adeguamento al listino. Ora ci troviamo di fronte all’aumento vertiginoso dei prezzi praticati dai nostri fornitori. Non abbiamo francamente molte alternative e non possiamo sempre rimetterci di tasca nostra». Ci si sposta poi da Cico, in via San Giorgio. «Noi ristoratori – spiega il titolare – dobbiamo stare attenti. Non possiamo aumentare i prezzi a dismisura. Io ho ritoccato i listini di cinquanta centesimi. L’equilibrio è purtroppo molto sottile, perché rischiamo di perdere la nostra clientela e di lavorare di meno. Per pagarci davvero le bollette dovremmo aumentare i prezzi del 20 per cento. Sarebbe impossibile». Un’opinione condivisa: per “rifarsi” della stangata, bisognerebbe rendere di fatto “impossibile” una cena al ristorante. Roba da ricchi.